Andare in pensione nel 2025 sarà meno conveniente a causa dell’adeguamento dei coefficienti di trasformazione in base alle speranze di vita (che scatta ogni 2 anni come previsto dalla legge Fornero).
Non ci sono buone notizie per chi ha in programma di andare in pensione il prossimo anno. Dopo un biennio in cui il calcolo della pensione è stato molto favorevole, a partire dal 2025 dovrebbe esserci un peggioramento con annesso taglio dell’assegno.
Per il momento non c’è ancora nulla di ufficiale, per quanto i segnali sembrano andare in questa direzione. Per capire le ragioni di questo nuovo taglio delle pensioni atteso per il 2025 bisogna come prima cosa comprendere come funziona il sistema di calcolo utilizzato per trasformare gli anni di lavoro in pensione, specialmente per i periodi successivi al 1996.
Per questi si applica il sistema contributivo, con il quale si prendono i contributi versati dal lavoratore, rivalutati in base all’inflazione, che vengono trasformati attraverso un apposito coefficiente tanto più vantaggioso quanto più si ritarda l’accesso alla pensione.
Ed è proprio a causa di questi coefficienti che potrebbe scattare il taglio per le nuove pensioni: secondo indiscrezioni, infatti, il prossimo anno questi saranno meno favorevoli rispetto a quelli utilizzati nel biennio 2023-2024.
Coefficienti di trasformazione, adeguamento ogni due anni
A seguito della riforma Fornero del 2011, a partire dal 2021 i cosiddetti coefficienti di trasformazione vengono aggiornati ogni due anni, tenendo conto degli adeguamenti alle speranze di vita.
Così come l’età pensionabile, infatti, anche il coefficiente utilizzato per trasformare i contributi versati in pensione tiene conto delle aspettative di vita. Laddove queste dovessero aumentare sarebbe anche maggiore il periodo in cui si percepisce la pensione e per questo motivo, al fine di garantire sostenibilità al sistema previdenziale, viene riconosciuto a parità di contributi un assegno più basso.
Viceversa, nel caso in cui le aspettative di vita dovessero scendere, allora i coefficienti di trasformazione sarebbero più convenienti, rendendo maggiormente favorevole l’accesso alla pensione in quello specifico biennio.
Dalla riforma Fornero a oggi i coefficienti sono stati rivisti più volte (2013, 2016, 2019, 2021 e 2023) e in tutti i casi c’è stato un peggioramento visto il rialzo delle aspettative di vita. L’unica eccezione è stata rappresentata dall’ultimo biennio (2023-2024), dove sui coefficienti di trasformazione è stato registrato “l’effetto Covid”. A causa della pandemia, infatti, c’è stato un crollo nelle speranze di vita, il che per la prima volta ha comportato un rialzo nei coefficienti.
Chi quindi è andato in pensione nel biennio 2021-2022 ha visto la pensione calcolata con un sistema meno conveniente rispetto a quello utilizzato nel biennio successivo.
A tal proposito, ecco una tabella che mette in risalto l’impatto che il coefficiente di trasformazione ha sull’importo (annuo e lordo) di pensione, confrontando i valori degli ultimi due bienni. Per semplicità di calcolo abbiamo utilizzato un montante contributivo di 200 mila euro.
Età | Coefficiente 2021-2022 | Coefficiente 2023-2024 | Importo pensione 2021-2022 | Importo pensione 2023-2024 |
---|---|---|---|---|
57 | 4,186% | 4,270% | 8.372 euro | 8.540 euro |
58 | 4,289% | 4,378% | 8.578 euro | 8.756 euro |
59 | 4,399% | 4,493% | 8.798 euro | 8.986 euro |
60 | 4,515% | 4,615% | 9.030 euro | 9.230 euro |
61 | 4,639% | 4,744% | 9.278 euro | 9.488 euro |
62 | 4,770% | 4,882% | 9.540 euro | 9.764 euro |
63 | 4,910% | 5,028% | 9.820 euro | 10.056 euro |
64 | 5,060% | 5,184% | 10.120 euro | 10.368 euro |
65 | 5,220% | 5,352% | 10.440 euro | 10.704 euro |
66 | 5,391% | 5,531% | 10.782 euro | 11.062 euro |
67 | 5,575% | 5,723% | 11.150 euro | 11.446 euro |
68 | 5,772% | 5,931% | 11.544 euro | 11.862 euro |
69 | 5,985% | 6,154% | 11.970 euro | 12.308 euro |
70 | 6,215% | 6,395% | 12.430 euro | 12.790 euro |
71 | 6,466% | 6,655% | 12.932 euro | 13.310 euro |
Più si va in pensione tardi, quindi, e più il confronto tra i due coefficienti di trasformazione si fa più rilevante. Se ad esempio si guarda al pensionamento all’età di 67 anni (pensione di vecchiaia), nell’ultimo biennio il miglior coefficiente ha assicurato (a parità di montante contributivo di 200 euro) un incremento annuo di circa 300 euro, mentre a 71 anni la differenza sfiora i 380 euro.
Nel 2025 nuovo aggiornamento
A questo punto tutti gli occhi sono puntati sul prossimo aggiornamento dei coefficienti di trasformazione, in programma l’1 gennaio prossimo. Per quanto l’ufficialità arriverà solo nei prossimi mesi, i segnali che ci arrivano non sembrano lasciare spazio ai dubbi con un nuovo ribasso dei coefficienti di trasformazione che dovrebbero attestarsi tra un valore intermedio tra quelli registrati negli ultimi due bienni.
Svanito l’effetto Covid, infatti, la speranza di vita è tornata ad aumentare, tant’è che nel 2023 si è attestata a 83,10 anni, con un incremento di circa 6 mesi rispetto al 2022. In pochi anni è stata recuperata quasi del tutto la perdita dovuta alla pandemia: basti pensare, infatti, che nel 2019 la speranza di vita in Italia era di 83,2 anni.
Ad aumentare è anche l’aspettativa di vita dopo i 65 anni, aumentata a 10,6 anni rispetto ai 10 anni del 2022.
Tutte voci che da sole non sono state sufficienti per registrare un incremento dell’età pensionabile (rimandato al 2027) ma che invece basteranno ad abbassare i coefficienti di trasformazione rendendo meno conveniente l’accesso alla pensione a partire dal prossimo anno.
Ecco perché a chi soddisfa i requisiti per farlo già nel 2024 gli conviene non rimandare questo momento, beneficiando del vantaggio assicurato dagli attuali coefficienti che garantiscono il miglior risultato possibile nella conversione dei contributi in pensione.
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