Versioni dal greco

Copertina anteriore
Capurro, 1815
 

Sommario

I
5
III
9
IV
32
V
37
VI
49
VII
59
IX
70
X
84
XIII
139
XIV
153
XV
164
XVI
180
XVII
207
XIX
237
XX
255
XXI
265

XI
96
XII
122
XXII
279

Parole e frasi comuni

Brani popolari

Pagina 138 - amici, e il proprio padre, e carca D'anni la madre, se al morir propensi Fossero in vece sua ; sola ei trovava Presta a lasciare in eterno la luce Del dì per esso, la sua moglie Alceste. Egra quindi ella, in su pietose braccia Per la reggia trasportasi, morente. Già il dì
Pagina 138 - uomo astrinse L''alto mio padre. In questa terra io spinto, Gli armenti altrui qui pascolai: servata Da allora in poi sempr'ha il mio nume questa Santa magion d'ospite santo. Adméto,* Prole del buon Feréo, perciò da morte Ebbi or sottratto ; e le deluse Parche Mi promettean per or sua vita in dono, Purché scendesse in di lui vece
Pagina 199 - Dei! che diromm'io? miracol nuovo Inaspettato questo E fia pur vero ? Questa mia moglie io veggo? o un qualche Iddio Vaneggiar fammi in tal fallace gioja? Ercole No, non vaneggi : e tu in costei ben vedi La tua consorte. Adméto Bada, or ciò non fosse Un qualche inferno Spettro. Èrcole Ercol non tieni Prestigiator finora.
Pagina 170 - II morto corpo adorno hanno i ministri, E in alto il portan alla tomba e al rogo ; Dunque or, com'usa, a salutar venite Nel viaggio suo ultimo l'estinta. Coro Scorgo già il padre tuo, con senil piede Venirsene: e il di lui corteggio arrecasi In man gli ornati di tua sposa ; usata Pompa, ai
Pagina 30 - al trono Sovran supremo che intera la ingombra, Tributeranno il dono Da lor dovuto i sottoposti greggi : Non più prostrati adoreran sommessi, Fatto il Monarca un'ombra: Non più a freno le lingue ; invida romba Si udrà, l'audace popolar baldanza, E d'ogni tempra eccessi, D'impunità sorgendo empia speranza. All'echeggiar della sanguigna tromba, Persia per sempre in
Pagina 155 - farò; deh, non temer, farollo. Viva t'ebbi; e tu sola a me consorte, Anco estinta, sarai: né in vece tua Niuna Tessala moglie me suo sposo Mai chiamerà: né chiarità di sangue, Né beltade havvi in donna omai da tanto. Prole ho bastante, e dagli Dei sol chieggo Di goder questi; poiché (oh
Pagina 156 - presso Io giacerommi, e il simulacro amato Fra mie braccia stringendo, e ad alta voce A nome anco chiamandoti, parrammi, La cara sposa non avendo, averla: Tristo diletto ! eppur sollievo alquanto Darammi all'alma. E ne'miei sogni poi Consolatrice a me verrai : che ognora, E notte e dì, quando che sia, gradita • Dell'amico
Pagina 177 - orbi invecchiate entrambi, Benché pur vivo abbiate il figlio. E in fatti, Meco mai più, mai non daravvi albergo Un tetto istesso. Itene ornai. Deh, fosse Lecito pur degli avi tuoi la casa Farti interdir dal Banditore! al certo Io la t'interdirei.— Ma noi frattanto, Poiché il subir questa sventura é forza,
Pagina 137 - quand'io soggiacqui A servil vita, abbenché Dio : ma tale Di Giove allora era il volere. Ucciso Col suo fulmin tremendo egli mi avea ( i ) Pur ti riveggo : Le parole di carattere corsivo, accennano di essere o aggiunte, o alcun poco diverse dal Testo. Queste due
Pagina 190 - fosti, Nessun tuo duol mi addurre ! Tu l'adamante e il ferro hai sottoposti; Senza «arrossir, tutto a tue voglie pieghi, Nè un tuo nodo mai sleghi. STROFE II. Coro Te pure, Adméto, allaccia Or questa dura inestricabil Dea. Ma, scoglio tu contro sua possa rea, Fa che il tuo pianger taccia:

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