Shaleah, dallo slum di Mumbai
al Premio Nobel dei bambini

di Marta Serafini

Giovane leader piena di sogni, a soli 17 anni Shaleah parla dei propri diritti. Allo slum di Govandi, uno dei più grandi di Mumbai, in cui vivono oltre 1 milione e duecento mila persone, che sorge sotto la più grande discarica dell’Asia, Shaleha è arrivata da piccola con la famiglia originaria del nord dell'India. Sua sorella più grande si è sposata molto giovane ed è rimasta subito incinta. Ha avuto delle gravissime complicazioni per il parto e così Shaleha ha deciso che non voleva vivere la stessa vita. Per questo ha convinto sua madre e poi suo padre a non farla sposare e a continuare ad andare a scuola.

È una ragazzina minuta, come molte in India, dove la malnutrizione cronica ha compromesso lo sviluppo della maggior parte dei bambini, ma ha opinioni forti ed è esplicita quando si tratta delle questioni che interessano il luogo in cui vive. Aveva 12 anni quando per la prima volta ha ricevuto informazioni sul flusso mestruale, nella scuola dove studiava. «Venivamo portate in un’aula separata per la lezione e i ragazzi non partecipavano. Anche se loro non hanno le mestruazioni, credo debbano comunque essere educati al riguardo», spiega Shaleha. Presto detto Sahleha organizza degli incontri nella sua scuola andando contro i tabù della società indiana. «Mio padre non mi ha parlato per giorni», ricorda la giovane.

Finiti primi sette anni di scuola Shaleha è riuscita a convincere i genitori a mandarla a proseguire gli studi fuori dallo slum, dove il ciclo scolastico non supera la settima classe ed è stata la prima ragazza ad andare alle scuole superiori fuori dall’immenso slum. Ci è voluto del tempo ma alla fine i suoi genitori hanno capito il suo impegno: «Mia madre ha cominciato a capire per cosa mi batto. Convincerla è stato duro, ma ora riconosce il cambiamento che questo ha portato nelle vite di tutti noi». Ad aiutarla, gli educatori del progetto di Save the Children.

Altro impegno, quello della campagna diretta dai bambini, “WASH4LIFE” con cui Shaleha si è battuta per ottenere acqua e materiale sanitario per la comunità. Oggi Shaleha ha preso il diploma e spera di andare all’università e ogni giorno cammina di porta in porta in porta, nel suo slum, per fare visita alle mamme con bambini e sensibilizzarle sull’importanza di portare i propri bambini a fare le visite pediatriche presso il Community Center supportato da Save the Children che oggi lancia in Italia la campagna «Fino all'ultimo bambino». Nascere in uno slum come Govandi, per molti di quei bambini, è una condanna a morte quasi certa: la maggior parte è malnutrita e rischia di perdere la vita prima di aver compiuto i cinque anni a causa delle difficilissime condizioni igieniche. Per il suo impegno al fianco di Save the Children nel contrasto alla malnutrizione e per la sua lotta per i diritti dei bambini, Shaleha è una delle 10 candidate indiane all’International Children’s Peace Prize 2017, su 169 bambini e ragazzi da tutto il mondo, il cui vincitore – nominato da una giuria di esperti – verrà annunciato il prossimo 15 novembre.

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