#quellavoltache
La campagna per sottolineare chi sono le vittime

di Giusi Fasano

I soliti infami da tastiera odiatori di professione oppure i maître à penser che confondono stupro con prostituzione, gentilezza con disponibilità sessuale, un no detto da sbronza con un sì. Ecco: è gente come loro a far raccontare alle donne dieci, cento, mille storie di #quellavoltache, campagna lanciata in Rete dalla giornalista e scrittrice Giulia Blasi dopo le denunce delle attrici di Hollywood contro il produttore Weinstein e, soprattutto, dopo gli insulti e le insinuazioni contro Asia Argento che, come le colleghe Usa, è stata una sua vittima.

Un «progetto narrativo estemporaneo» scrive sul suo blog l’autrice dell’hashtag. «Per raccontare le volte in cui siamo state molestate, aggredite, ma anche quelle in cui ci siamo sentite in pericolo e non sapevamo bene perché, e ci davamo delle cretine per esserci messe in quella situazione». Quella volta. Quindi anche tanto tempo fa. Per far riemergere storie di violenze che non sono mai passate. Nel 2015 fu La 27esima ora, il blog al femminile del Corriere della Sera, a lanciare la campagna #PerchéNonHoDenunciato e a invitare le donne a raccontare di quella volta che avevano subito in silenzio. Oggi — nei blog, via Twitter, Facebook, Instagram — migliaia di donne (l’hashtag vale anche per gli uomini) narrano abusi vicini o lontani nel tempo. Dettagli tipo: «#quellavoltache un tizio ha gentilmente posato la sua mano sul mio sedere» o quella che «se vai in giro da sola a quest’ora te la cerchi».

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