Sieni e Cuticchio, balla coi pupi

Questo articolo è stato pubblicato domenica 24 dicembre 2017 su Robinson, l'inserto culturale di Repubblica.

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Da un anno si sono dedicati a una idea visionaria, ma in modo molto concreto: esplorare il gesto, il movimento a partire da un dialogo tra il corpo “naturale” del danzatore e quello “artificiale” dei pupi siciliani.Un’elaborazione ambiziosa, al limite della stravaganza, che Virgilio Sieni, artista sperimentatore e bravo coreografo, e Mimmo Cuticchio, il più grande oprante e puparo, di una storica famiglia di grandi artisti-artigiani, stanno realizzando attraverso un progetto ampio e dettagliato: un “work in progress” sviluppato su tre anni, due città, Palermo e Firenze, e diverse tappe di esplorazione, con l’intenzione di creare un laboratorio permanente di riflessione sul gesto e il corpo, umano e “di legno”.
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Dopo la sessione dell’anno scorso, il progetto, intitolato Vangelo, è arrivato in questi giorni alla seconda fase con una serie di appuntamenti a Firenze (tra gli altri un incontro pubblico con Cuticchio e uno con Vito Di Bernardi), alcuni dei quali già sperimentati all’inizio del mese a Palermo, dove in alcuni luoghi storici indimenticabili per bellezza artistica (l’Oratorio Santa Cita e l’Oratorio SS. Rosario e Domenico) si sono viste anche le sessioni pubbliche del percorso di formazione degli allievi danzatori e pupari, nel ciclo dell’Esodo – tre brevi, suggestive azioni sul concetto del muoversi, lo spostarsi del corpo nello spazio con evocazioni lontane e presenti – sia la Trilogia della sosta che vede in scena cittadini, persone qualunque sperimentare su se stessi le pratiche del “movimento non quotidiano”.
Ma il “cuore” dell’intero progetto resta il confronto scenico tra Sieni e Cuticchio (a Firenze sarà in scena dal 28 al Cango). Si intitola Atlante_L’umano del gesto ed è un lavoro sperimentale, in evoluzione. In uno spazio vuoto, nel silenzio, si sviluppa di volta in volta il dialogo gestuale tra Virgilio Sieni, un “pupo nudo” animato da Mimmo Cuticchio e Cuticchio stesso, in un ruolo poco tradizionale per lui abituato a stare in scena o nascosto a muovere il filo o comunque ad accompagnare l’attore di legno con la sua solenne recitazione nei tanti pezzi di repertorio (e qui nella seconda parte viene presentato un brano della Chanson de Roland).
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In Atlante invece, è come se anche Cuticchio danzasse nello spazio, mentre Sieni e il pupo si incontrano, si abbracciano, giocano, si allontanano, in una naturalizzazione del corpo artificiale cui fa riscontro una leggerezza incorporea del danzatore e dell’oprante. E’ una minuta e straordinaria partitura di gesti che sorregge questo lavoro, in un’operazione che ha a che vedere con von Kleist quando, scrivendo della marionetta, parlava di profondità dell’arte. Un lavoro, questo, diverso da tanti altri che approderà l’anno prossimo alla tappa finale, importante anche come esplorazione sulla natura umana.

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