Bari

Gesmundo (Cgil) e i quarant'anni dall'omicidio Petrone: ecco perché denunciare i nuovi fascismi

Un murale per ricordare Benedetto Petrone 
L'intervento del segretario generale della Cgil Puglia: non è il momento di abbassare la guardia, ma bisogna necessario vigilare, analizzare, denunciare la recrudescenza di movimenti razzisti e nazionalisti
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Trascorsi quarant'anni dall'assassinio di Benedetto Petrone, in un agguato compiuto da militanti del Movimento sociale italiano, dovremmo interrogarci su quale insegnamento ci ha trasmesso quell'epoca travagliata  e quale elaborazione culturale sia stata operata riguardo il tragico avvenimento del giovane militante vittima della violenza squadrista. Purtroppo non l'unico in quegli anni nel Paese. Se nessuno dei partecipanti agli eventi poteva avere consapevolezza della portata storica dell'accaduto, di certo nessuno di loro avrebbe creduto possibile, a distanza di non tanti anni, di assistere all'attuale protagonismo pubblico di gruppi estremisti che si richiamano al neofascismo in maniera esplicita.

Gruppi corteggiati oggi dai media, che hanno regalato un'aura romanzesca a una ideologia imbevuta di violenza e sopraffazione e che invece richiamano beceramente la pagina più buia della storia d'Italia. A dimostrazione che quell'ala estremista di stampo fascista è un'araba fenice che non muore mai. Non certo e non ancora rinchiusa e seppellita nei libri di storia. Questo ci dimostra che non è il momento di abbassare la guardia ma che è quanto mai necessario vigilare, analizzare, denunciare la recrudescenza di movimenti razzisti e nazionalisti. In Italia come nel resto d'Europa. Ed è un dovere per ogni singolo cittadino, ma ancora di più per chi ha un ruolo di rappresentanza sociale e per chi è impegnato quotidianamente per il progresso e la giustizia sociale.

La Cgil, come testimonia lo Statuto, fonda i suoi programmi e le sue azioni sui dettami della Costituzione della Repubblica. La nostra Carta fondamentale fieramente antifascista, è il lascito prezioso di un popolo che da allora scelse la lotta per la libertà e la Resistenza per sconfiggere il fascismo, in cui un importante contributo fu dato proprio dal mondo del lavoro. Noi siamo convintamente antifascisti, atteggiamento che si traduce nel rispetto di ogni uomo e donna, di qualunque etnia e cultura, orientamento sessuale, contro ogni autoritarismo e a difesa dei più deboli. Rivendicare questa appartenenza significa tenere viva la memoria della lotta partigiana, impegnarsi per una società più giusta, libera e solidale.

Oggi però la cronaca quotidiana ci parla di crescente intolleranza e discriminazioni, di chiusure ed egoismi, di razzismo e divisioni, spesso alimentate ad arte proprio da questi gruppi neofascisti. Appare evidente che ci sia stato un difetto di trasmissione di quella memoria, che non ha saputo comunicare ai più giovani l'universalità dell'importanza dei valori dell'antifascismo al di là dei periodi storici.  Anche per una evidente responsabilità di certa politica che ha sottovalutato, e spesso riconosciuto, se non concesso, spazi e diritto di parola a forze neofasciste, facilitando la fertilità di un terreno a cui hanno attecchito ideologie autoritarie. Ideologie che offrono risposte semplicistiche e ingannevoli a chi paga un prezzo molto alto alla crisi economica e sociale. Gente costretta alla povertà, facile preda di populismo e antipolitica, carta assorbente di slogan violenti, che di fascismo sa poco o nulla ma vorrebbe solo vedersi riconosciuto il diritto a vivere e lavorare dignitosamente.

Per tutto questo è necessaria e sempre attuale un'azione culturale per ricordare cosa è stato il fascismo - responsabile anche del sangue innocente versato dal giovane Benedetto Petrone - per sconfiggere quel che è soprattutto odio sociale verso gli altri, tutti gli altri. Lo ha interpretato bene Silvia Godelli, nel suo intervento su queste pagine: è indispensabile dare risposte agli strati più deboli della popolazione. E' un allarme che lanciamo da tempo come Cgil. Come evolverà questa emergenza sociale non lo sappiamo ma di certo porta frutti amarissimi. E gli antidoti sono lavoro, buono, di qualità, stabile, ben pagato. Lo è il diritto allo studio, il diritto alla casa. Sono queste le fondamenta su cui va costruita una società coesa, solida, in grado di sviluppare anticorpi contro ogni ideologia autoritaria. Una responsabilità altissima che ha la politica e chi ci governa, oggi più che mai. Anche nel nome di Benedetto Petrone.