Bari

Ilva, Emiliano attacca ancora Calenda: "Il governo mostri le carte". Il ministro: "Via il ricorso"

La viceministra Teresa Bellanova teme che il polo siderurgico "possa essere utilizzato come argomento da campagna elettorale, non importa massacrando chi"
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Il futuro dell'Ilva anima ancora il dibattito politico e lo scontro a distanza fra il governatore pugliese Michele Emiliano e il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, con quest'ultimo che resta fermo nel subordinare la riapertura di un tavolo istituzionale al ritiro, invocato dallo stesso Emiliano, del decreto di Palazzo Chigi. Ma il presidente della Puglia vede proprio in quest'atto il posizionamento in un cul de sac del governo, che ora deve far vedere le carte in attesa del pronunciamento dei giudici.

La viceministra Teresa Bellanova teme che il polo siderurgico "possa essere utilizzato come argomento da campagna elettorale, non importa massacrando chi", e replica alle osservazioni del sindacalista Marco Bentivogli affermando: "Sul futuro e sul destino dell'Ilva, come sulla inderogabile necessità di tenere insieme salute, ambiente, lavoro, c'è assoluta comunità di intenti e posizioni con il mio partito". In una intervista il rappresentante della Cisl aveva detto che a suo avviso "Calenda e Bellanova sostengono una posizione su cui però c'è il silenzio assordante del Pd".

A detta di Emiliano il ricorso serve "a conoscere moltissimi atti che sono ancora segreti: per esempio il piano industriale, che nessuno conosce ancora". La replica del ministro non si fa attendere: "Il piano industriale e il piano ambientale sono stati presentati al governatore della Puglia e a quello della Liguria assieme a molti sindaci ma non a quello di Taranto, che non si è presentato all'ultimo minuto pur avendo richiesto l'incontro, da Mittal nell'ambito del tavolo istituzionale". "Nello stesso tavolo - prosegue Caldenda - si era deciso di convocare due incontri separati per Taranto e per Genova per approfondire le tematiche ambientali e industriali. All'uscita dalla riunione Emiliano dichiarava alla stampa la sua soddisfazione per la convocazione del tavolo Taranto, salvo qualche giorno dopo presentare ricorso al Tar contro il decreto ambientale".

Calenda prosegue: "Da quel momento Emiliano ha dichiarato tutto e il contrario di tutto. Che il ricorso era uno come un altro, che in caso di accoglimento della sospensiva l'Ilva non rischia la chiusura, che il ricorso serve a conoscere carte segrete quali il piano industriale. Si tratta di affermazioni non rispondenti al vero". Poi il ministro ribadisce il timore che "l'investitore, constatata l'ostilità delle istituzioni locali, scappi, a prescindere dall'esito del ricorso lasciando sulle spalle del governo, e non certo di Emiliano, che fino a ora nulla di concreto ha fatto a questo proposito, il destino di 20mila persone e i costi delle bonifiche".