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Escort, 11 mesi ad avvocato barese: "Presentò a Tarantini una ragazza per Berlusconi"

L'ex premier Silvio Berlusconi (lapresse)
Salvatore Castellaneta era accusato di aver presentato all'imprenditore Tarantini una ragazza, con aspirazioni nel mondo dello spettacolo, disponibile ad avere rapporti sessuali con l'allora premier
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E' stata confermata dalla Cassazione la condanna a 11 mesi e dieci giorni di reclusione, oltre a 1.200 euro di multa, per induzione e favoreggiamento della prostituzione nei confronti dell'avvocato Salvatore Castellaneta, accusato di aver presentato nel 2008 all'imprenditore Giampaolo Tarantini una ragazza, con aspirazioni nel mondo dello spettacolo, disponibile ad avere rapporti sessuali con l'allora premier Silvio Berlusconi. Il verdetto è contenuto nella sentenza 2.399 depositata dalla Terza sezione penale e relativo all'udienza delle scorso cinque ottobre. La Suprema corte ha così convalidato la sentenza emessa dalla Corte d'appello di Bari nel 2015.

Ripercorrendo la vicenda, i giudici - nella prima sentenza definitiva con rito abbreviato sul filone escort, per il quale è in corso il processo principale a carico di Tarantini e degli altri coimputati - ricordano che "correttamente" la Corte d'appello ha affermato che "se non vi fosse stato l'intervento dell'attuale imputato, la ragazza non avrebbe compiuto con il facoltoso cliente attività sessuale dietro utilità economica", tenuto conto anche del dato che "tutto ebbe inizio proprio presso lo studio legale di Castellaneta".

Il verdetto ricorda che fu la stessa ragazza aspirante attrice - della quale si omette il nome per la richiesta di privacy - a dichiarare che "fu proprio presso lo studio dell'imputato che questi le riferì che le avrebbe potuto presentare un suo grande amico imprenditore che, a proria volta, le avrebbe potuto far conoscere Berlusconi, ossia proprio quel qualcuno che potesse risultare utile per la sua carriera cinematografica e teatrale". In questo comportamento di Castellaneta, sostengono i giudici della Cassazione, "non vi è chi non veda come sia agevole ravvisarsi quella 'determinazione' in altri alla prostituzione".

La ragazza trascorse una notte ad Arcore con l'ex premier, dopo esservi stata accompagnata da Tarantini. Senza successo, i legali dell'imputato hanno fatto presente che "non vi sarebbe stata alcuna opera di persuasione, convincimento o rafforzamento della volontà della ragazza di incontrare l'onorevole Berlusconi, dalla stessa definito 'grande occasione' e 'bella opportunità', fin dalla prima conversazione telefonica con il coimputato Tarantini". Inoltre, secondo la difesa, "la mera presentazione della ragazza a Tarantini non integrerebbe nemmeno l'ipotesi di favoreggiamento" e Castellaneta è risultato estraneo "a tutte le attività successive, non avendo affatto concorso all'organizzazione dell'incontro con l'onorevole Berlusconi e non avendone nemmeno parzialmente sostenuto le spese".

Ma per la Cassazione "non vi è chi non veda come l'attività di 'interposizione agevolativa' posta in essere dal Castellaneta, peraltro causalmente rilevante rispetto alla determinazione della ragazza di prostituirsi con il Berlusconi, non potesse certo qualificarsi in termini di connivenza non punibile, assurgendo a vero e proprio contributo personale rispetto al fatto-reato posto in essere in concorso con l'amico e imputato Tarantini".