Bari

Iscritto a Pd ma magistrato, il 17 aprile alla Consulta il caso Emiliano

La Corte costituzionale dirà se è legittimo il divieto dei partiti per le toghe fuori ruolo
 

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Mentre Michele Emiliano ragiona se tornare a  proporsi per la segreteria del Pd, il caso che lo ha portato sotto processo disciplinare davanti al Csm, cioè la sua precedente candidatura alla segreteria del partito democratico, approda alla Corte costituzionale. Il governatore della Puglia- che prima di entrare in politica faceva il pm- è accusato di aver violato il divieto per i magistrati di iscriversi a partiti politici, anche per essere stato in passato segretario e presidente del Pd Pugliese. La procura generale della Cassazione ha chiesto per lui la condanna all'ammonimento, la sanzione più lieve. Ma il Csm ha sospeso il processo sollevando una questione di legittimità costituzionale. E la Consulta ha fissato per il 17 aprile prossimo l'udienza in cui si occuperà del caso. La Corte deve decidere se sia in contrasto con la Costituzione la norma che non esclude dal divieto i magistrati che, come Emiliano, sono fuori ruolo, cioè in aspettativa per ragioni elettorali. E' quello che pensa il Csm che ha ipotizzato la violazione di una serie di articoli della Carta (2,3,18,49 e 98).

Secondo Palazzo dei marescialli è l'impianto stesso della Costituzione, con il riconoscimento della libertà di associazione, a suggerire che "il diritto di iscriversi ai partiti e di partecipare alle loro attività, se può trovare delle limitazioni, non può tuttavia essere completamente eliminato". Un discorso che vale a maggior ragione quando un magistrato è in aspettativa per mandato elettorale. E' il caso di Emiliano che da 12 anni è in aspettativa, perchè eletto prima sindaco di Bari e poi presidente della Regione Puglia. Si tratta di cariche che non possono essere svolte "senza disporre di una maggioranza politica organizzata" e che dunque comportano la partecipazione attiva alla vita politica e quindi all'attività di partito, ragiona il Csm, ricordando che le restrizioni di un diritto inviolabile, come quello del cittadino-magistrato di non essere escluso dalla vita politica, "sono ammissibili solo nei limiti indispensabili alla tutela di altri interessi di rango costituzionale pari o superiore". Giudice-relatore per una mera coincidenza sarà proprio un ex consigliere del Csm,  Nicolò Zanon, che è stato componente laico dal 2010 al 2014.