Bari

Bari, blitz contro i clan Mercante e Strisciuglio: 25 arresti per la guerra di mafia

(lapresse)
Contestati i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e due tentativi di omicidio
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Scacco ai clan che tengono sotto assedio alcuni quartieri di Bari, insanguinandoli con una guerra di mafia per il controllo del territorio: 25 presunti affiliati ai clan Strisciuglio e Mercante sono stati arrestati al termine di un'indagine condotta dalla Squadra Mobile della Questura e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia.

Agli indagati vengono contestati i reati associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravato dall'uso delle armi, considerato che - per come emerge dalle indagini - lo spaccio resta ancora il primo metodo di guadagno per le consorterie criminali del capoluogo.  È stata anche fatta luce su due tentati omicidi, aggravati dal metodo mafioso, con i quali gli uomini dei due clan hanno cercato di eliminare alcuni rivali per cercare di allargare le rispettive zone di influenza.

Bari, nel blitz antimafia 25 arresti per la guerra tra clan


L'operazione antimafia giunge a distanza di meno di un mese da quelle effettuata a Bitonto, durante la quale furono arrestate sette persone appartenenti ai clan Conte e Capriati, tra i quali anche i responsabili dell'omicidio di Annarosa Tarantino, uccisa per errore durante una sparatoria avvenuta il 30 dicembre, che aveva come obiettivo Giuseppe Casadibari.

Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dall'uso delle armi, di due tentativi di omicidio in danno di altrettanti esponenti dei clan "Strisciuglio" e "Mercante", aggravati dal metodo mafioso, nonché di estorsione continuata ed aggravata in danno di commercianti e di proprietari di autovetture e motocicli precedentemente sottratti.

Secondo gli inquirenti, il clan Mercante, dominante nel quartiere Libertà di Bari ed in alcuni comuni del nord barese, con a capo Giuseppe Mercante, si riforniva di stupefacente, anche in consistenti quantitativi, da differenti canali di approvvigionamento, tra i quali il pregiudicato Gino Luisi, ucciso nel corso di un agguato nell'ottobre del 2016, da Francesco Cascella e Alessandro De Bernardis, oltre che da Antonio Caizzi.

II primo dei tentati omicidi, il 27 mazro del 2014, ha avuto come vittima Vincenzo Valentino, esponente del clan Strisciuglio, e - secondo quanto accertato - sarebbe stato commissionato da De Bernardis ed eseguito da Riccardo Lucchesi e Michele Lorusso. Valentino si salvò perché si inceppò la pistola. Questo doveva essere la risposta all'accoltellamento, avvenuto lo stesso giorno, da parte di Valentino ai danni di Umberto De Meo, accoltellamento peraltro commesso per legittima difesa.

Il secondo tentato omicidio, anch'esso aggravato dal metodo mafioso, fu commesso il 25 aprile del 2014 nei confronti di Alessandro De Bernardis e Riccardo Lucchesi ed è stato contestato a Giovanni Tritto e Christian Cucumazzo, ritenuti esponenti del clan "Strisciuglio,'' operante sul quartiere San Paolo di Bari. Anche in questo caso, la pistola s'inceppò.

Nei confronti del clan c'era un clima di assogettamento, come dimostra il caso di un medico del Policlinico di Bari che chiamò il boss Mercante per riottenere i due motorini che gli erano stati rubati nel 2014. Come quel medico, tanti cittadini baresi e commercianti in quegli anni pagavano il pizzo in un clima di omertà al clan Strisciuglio.

"È un motivo di grande preoccupazione che ci si rivolga a malavitosi e non alle forze dell'ordine per avere giustizia", ha commentato il procuratore aggiunto di Bari Francesco Giannella. Le indagini della Squadra Mobile hanno poi ricostruito decine di episodi di estorsione. "Un macigno che pesa sulla capacità di sviluppo dell'economia - ha detto Giannella - e che alimenta una catena interminabile di illegalità".

Un commerciante del quartiere Libertà di Bari sarebbe stato costretto a versare 2 mila euro al mese arrivando a dover chiedere prestiti per pagare il pizzo al clan. "Oggi le cose sono un pò cambiate - hanno spiegato gli inquirenti - perché i cittadini denunciano di più e hanno maggiore fiducia nella capacità dello Stato di intervenire e proteggerli".

Agli odierni indagati sono contestati anche numerosi furti di auto e moto con conseguenti richieste di alcune centinaia di euro per la restituzione di ciascun mezzo, oltre a furti in appartamenti (in un caso con la complicità della collaboratrice domestica).
Nel corso delle indagini sono state sequestrate armi. Durante le perquisizioni eseguite contestualmente agli arresti, è stato rinvenuto il libro mastro della droga con appunti manoscritti indicanti i quantitativi di stupefacente venduto e le relative somme di denaro.