1 marzo 2018 - 12:03

Treviglio, il profugo siriano chef per l’arcivescovo

Il monito di monsignor Mario Delpini: no alla città della paura, adesso fate penitenza

di Pietro Tosca

La stretta di mano tra monsignor Delpini e lo chef Chadi Okean La stretta di mano tra monsignor Delpini e lo chef Chadi Okean
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Tabouleh e jalangi insieme al pursel de Treì. Pietanze siriane e bergamasche sullo stesso tavolo a formare un unico menu. Un pranzo comunitario cucinato da un profugo siriano e da un cuoco italiano organizzato nel giorno della festa di Treviglio dalla parrocchia e dal ristorante Mate contro le discriminazioni. E che ha avuto come ospite d’onore l’arcivescovo di Milano Mario Delpini.

Delpini era in città per celebrare la messa del miracolo della Madonna delle Lacrime. E ai fornelli, insieme allo chef Roberto Raimondi, ha trovato Chadi Okean. «Vivevo ad Aleppo — racconta — dove la guerra è arrivata nel 2012. Sono scappato nel mio villaggio d’origine, che è cristiano. Le cose sono peggiorate perché è arrivato l’Isis. Sono stato rapito e mi hanno tenuto prigioniero per una settimana: volevano cacciare tutti i cristiani dalla vallata». Come molti connazionali Chadi ha cercato scampo emigrando, ha raggiunto la Grecia e da lì l’Italia nel 2015, quando una suore che conosceva l’ha messo in contatto con Giuliano Mattavelli, uno dei soci del ristorante. «A Treviglio sono stato accolto dalla parrocchia, e la mia vita qui ha potuto ripartire».

«Il pranzo è stato una bella iniziativa — dice monsignor Norberto Donghi, parroco di Treviglio — che ha richiamato il sinodo aperto dall’arcivescovo e l’omelia che monsignor Delpini ha tenuto in Santuario. Ognuno porta un dono e un bisogno, e in un città viva si incontrano». Proprio la dicotomia tra «la città della paura e della presunzione, e la città della gratitudine da costruire» è stata al centro dell’omelia dell’arcivescovo: «Gli abitanti della città della paura si chiudono in casa, scrutano l’orizzonte e da ogni parte sospettano invasioni. La città della paura si chiude ad ogni novità, invecchia e muore di tristezza. La città della gratitudine invece è lieta perché scopre che tutto è dono ed è amica del futuro».

Una sferzata a cui l’arcivescovo ha fatto seguire un fuori programma al termine della funzione, invitando Treviglio alla penitenza: «Sono molto preoccupato per i giovani — dice dall’altare —. Molti giovani sembrano abitanti della città della paura, per questo mi è venuto in mente di proporvi una penitenza: continuate la preghiera alla Madonna, nei prossimi nove giorni venite al santuario a dire un’Ave Maria per i giovani». L’arcivescovo di Milano ha poi ricevuto la medaglia del Miracolo fatta coniare dal Comune, che nel giorno della Madonna delle Lacrime assegna le benemerenze laiche. Il resto delle premiazioni si è svolto poi al teatro Tnt in un appuntamento che il sindaco Juri Imeri ha trasformato in una kermesse dell’orgoglio cittadino.

La cerimonia si è aperta con un omaggio a Ermanno Olmi e al suo «L’albero degli zoccoli». Sono stati quindi consegnati i premi al volontariato. A riceverli: Giovanna Carminati per l’assistenza a un vicino disabile, Agata Olivieri che segue una ragazza affetta da una malattia rara, Giacomina Pala che gestisce il doposcuola dell’oratorio di San Pietro e la piccola Elena Pettinato, 13 anni, che aiuta i compagni di classe meno fortunati. Ad animare la cerimonia le incursioni dell’attore Carlo Pastori, il nuovo poemetto in dialetto del professor Erminio Gennaro e le celebrazione per i 90 anni del Biligot, la rivista satirica cittadina. Sono state poi consegnate le medaglie del Miracolo alle associazioni impegnate nel soccorso: le hanno ritirate Primo Radaelli per la Croce Rossa, Gianni Perego per la Protezione civile, Giancarlo Mombrini per i vigili del fuoco e l’ex sindaco e a lungo capo degli Alpini Graziano Bellagente. È stata quindi la volta dei premi San Martino d’oro, andati al giovane campione di motocross Gianluca Facchetti, al commerciante di giocattoli Silvio Gelmi, alla conduttrice radiofonica Nicoletta Deponti e al giornalista Amanzio Possenti.

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