12 marzo 2018 - 08:55

A Bergamo voti dal M5S verso Gori, sicurezza tema chiave per il 2019

I risultati delle sezioni: Regionali, i grillini si spostano verso il centrosinistra

di Simone Bianco (sbianco@corriere.it)

shadow

Se e quando esisteranno una maggioranza parlamentare e un nuovo governo, potrà iniziare anche il lavoro per Bergamo 2019. Il rumore di fondo della campagna elettorale non si è mai fermato ed è destinato a continuare per il prossimo anno abbondante, fino alla data delle amministrative in città. Centrosinistra, centrodestra e Movimento 5 Stelle non da oggi stanno ragionando su nomi e strategie per le Comunali. E se c’è una base da cui partire, sono i risultati cittadini delle elezioni. Un’analisi dei numeri emersi dalle 103 sezioni di Bergamo dice che Giorgio Gori è ancora forte, più forte del centrosinistra, ma anche che il sindaco e il centrodestra sostanzialmente in questo momento si equivalgono.

Il fattore G

Nel disastro generale del centrosinistra, Gori ha potuto vantare la vittoria (meglio, la «vittoria») nella sua città: 43,31% contro il 41,51% di Attilio Fontana. Non c’è molto da festeggiare, visto il contesto generale, con il Pd e le liste civiche ai minimi storici. È però innegabile un fatto: il sindaco ha oggi a Bergamo un consenso superiore alla coalizione cui appartiene. Lo dice il confronto tra l’esito delle Politiche (per la Camera) e quello delle Regionali. Nel voto nazionale, 71 sezioni sono andate al centrodestra e 31 al centrosinistra (più un pareggio). Nel voto regionale, 53 sezioni sono andate a Gori e 50 a Fontana. È quindi evidente che una parte degli elettori ha cambiato la propria scelta quando ha chiuso le schede delle Politiche e ha aperto quella delle Regionali. Il primo elemento di analisi politica è questo, soprattutto per il centrodestra bergamasco: il lavoro dell’amministrazione comunale non ha certo prodotto danni in termini di consenso e, anzi, appare essere stato apprezzato, sicuramente più dell’azione di governo del Pd a Roma.

L’altro fattore G

Se però si pensasse che i voti in più a Gori arrivino dal centrodestra, si commetterebbe un altro errore. Un esperimento empirico lo dimostra. Se si prendono le 21 sezioni che in città hanno cambiato colore, e cioè sono state vinte dal centrodestra alle Politiche e da Gori alle Regionali, si scopre che i voti non sono stati sottratti a Fontana. Il delta positivo del sindaco deriva in sostanza da un calo del Movimento 5 Stelle e dallo spostamento di una quota, non molto rilevante in realtà, dai partiti di sinistra, come LeU e Potere al Popolo. Qualche esempio. Nella sezione 1, in pieno centro, rispetto alle Politiche il candidato di centrosinistra guadagna quasi il 7%, ma Fontana perde solo lo 0,8% rispetto alla coalizione Salvini-Berlusconi-Meloni, mentre Dario Violi, candidato governatore pentastellato, perde 3 punti percentuali rispetto al risultato delle Politiche del Movimento. Nella sezione 30 (San Paolo), Gori sale del 10,7%, ma anche Fontana cresce dello 0,5%: sono i grillini a perdere il 7%, come Leu che cala di quasi 4 punti. Al Villaggio degli sposi (sezione 101), Gori sale del 7%, Fontana del 4%, Violi perde il 5%.

I numeri sembrano dire che l’obiettivo di Gori, strappare voti moderati al centrodestra facendoli transitare dalle liste civiche, è fallito anche in città (dove la Lista Gori ha quasi dimezzato il consenso rispetto al 2014, mentre il Pd resta primo partito col 26,8%). L’altra considerazione è che se le due coalizioni principali al momento si equivalgono, è perché c’è una quota di grillini orientati a sinistra. Cosa che potrebbe ripetersi in un eventuale ballottaggio nel 2019. Resta da capire come si distribuirebbe il restante 11,4% preso da Violi in città.

Il fattore S

«Per noi il risultato di alcuni quartieri è un segnale. Il tema della sicurezza sicuramente ha inciso», a fare autocritica è il vicesindaco Sergio Gandi, che è anche assessore alla Sicurezza. I risultati di alcune sezioni testimonierebbero questo disagio: «Ad esempio — spiega Gandi — in zone come il Villaggio degli sposi, colpito dal fenomeno dei furti in appartamento, ma anche in altri quartieri, come la Malpensata». Un dato visibile soprattutto alle Politiche. Il centrodestra alla Camera vince tutte e tre le sezioni del Villaggio, con punte del 43,6%. Ma il quartiere, per quanto piccolo, in cui il centrodestra arriva al risultato più alto è Grumello al Piano (53,39%), dove i residenti spesso si sono fatti sentire per lamentare un generale stato di abbandono. Un po’ quello che accade anche in zone come la Clementina e la Celadina: qui il centrodestra è forte, ma sono anche i quartieri in cui va meglio il M5S, mediamente sopra il 20%. Alla Malpensata tutte le sezioni tranne una vanno al centrodestra, ma nella numero 88 i grillini raggiungono il 26,5%, loro picco cittadino.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT