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Lo strappo di Marescotti: "Stavolta voto i 5 Stelle"

In un lungo post l'attore, storico volto della sinistra, annuncia l'addio allo schieramento in cui ha militato per tutta la vita

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Ivano Marescotti, 71 anni, un’ottantina di film alle spalle, attore romagnolo da sempre impegnato in politica e dichiaratamente di sinistra, annuncia su Facebook che alle prossime elezioni voterà Movimento 5 Stelle. Lo fa in un lungo post, dai toni inequivocabili: «Due parole sulle elezioni. Se votare e come? Io voterò. E voterò M5S. Non c’è nessun partito che mi rappresenti. Neanche tra quelli all’opposizione che sarebbe il mio luogo naturale. Ma il voto elettorale non corrisponde all'adesione ad un partito. O non vi corrisponde più». 

Non è la prima volta che Marescotti annuncia pubblicamente le proprie svolte politiche: nel 2012 scelse di non rinnovare la tessera Pd e nel 2014 si candidò alle Europee con la lista Tsipras. Stavolta però il salto è molto più lungo.

Marescotti la prende larga, comincia dai tempi in cui aveva la tessera del Pci e lo votava convintamente: «Quel voto era scelta, conseguenza indiscussa dell’adesione a quel partito come aderente, iscritto, per quanto costantemente critico sulle sue politiche». E ora, si domanda, non aderendo ad alcun partito cosa si vota? «“Potere al popolo” (Urca…! “Rifondazione” sotto falso nome); LeU (una sorta di PD in minore senza Renzi + SEL, già visti in azione, ahimè…); lista popolare (o come diavolo si chiama la mossa del cavallo); altre liste di comunisti di vario genere, i quali propongono bei programmi edificanti e spesso condivisibili, per ottenere uno o qualche deputato, o nessuno, che tanto è lo stesso? Se ci si basa sul programma perché mai scegliere uno dei 3-4 partitini e non un altro? Con quale obbiettivo, quale logica? Amicizie-inimicizie? Provenienza storica? DNA stampato in fronte?». 

Nel proprio ragionamento, Marescotti scarta anche l’alternativa del non voto, la scheda bianca o nulla. «Il segnale lo hanno avuto da tempo, in Emilia Romagna, per dire, alle ultime regionali ha votato il 37 per cento! Il nostro Presidente è eletto e governa con il 18% dei votanti! E quelli governano contentissimi e soddisfatti! È la democrazia, bellezza, e non puoi farci nulla».

E così arriva alla conclusione: l'atto di accusa alla sinistra e l'auspicio che i 5 Stelle («che ho sempre criticato e attaccato anche duramente») escano vincitori dalle consultazioni di marzo per «ribaltare il tavolo». «Bisognerà pure prendere atto che oggi la sinistra è sconfitta su tutti i fronti, è inconsistente e ininfluente. E chissà per quanto ancora. E i pretesi, autoreferenziali rappresentanti nazionali e locali di essa sono risibili quando non dannosi. Nessuna delle liste che ci saranno mi rappresenta. E men che meno il M5S. Ma un minimo di obbiettivo tattico io lo cerco. Non è una scelta di parte, è il tentativo di rovesciare il tavolo. Che è l’unica cosa desiderabile oggi. E per questo il voto più efficace allo scopo, oggi, è votare M5S. E non per “voto di protesta” o un “Vaffa", ma sperando proprio che vincano loro. E, possibilmente si possano poi liberare dalle cazzate primordiali che esprimono e fare politica guardando chi c’è attorno a loro. E Buon anno a tutti».