Bologna

Una moschea a Bologna, il Comune apre. E la Lega protesta

Presentata oggi una ricerca

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BOLOGNA Il Comune di Bologna interviene sul problema moschea, con il progetto di costruirne una  vera e propria e promettendo a breve "azioni concrete per i diritti dei nuovi cittadini". L'obiettivo è quello di soddisfare l'esigenza dei cittadini musulmani costretti a pregare in una delle 55 moschee di fortuna della città, covando un sentimento di particolare frustrazione.  "Il luogo di culto non è solo un luogo di preghiera ma anche di socialità . Va visto anche come una questione di dignità. Un luogo di culto dignitoso serve a creare integrazione e quindi indirettamente anche a ridurre fenomeni di radicalismo - spiega Pino Luca Trombetta, responsabile dell'osservatorio sul pluralismo religioso che ha curato la ricerca sui "bisogni e le aspettative delle comunità religiose a Bologna" presentata al Centro Interculturale  Zonarelli -. Ci si chiede perchè a Bologna non si sia riusciti a costruire una vera moschea, al contrario di quanto è accaduto in altre città dell'Emilia-Romagna". 

Alla presentazione della ricerca era presente anche Susanna Zaccaria, assessore alle pari opportunità, che ha sostenuto il pensiero dei ricercatori: "Sono tante le religioni che hanno bisogno di luoghi di culto. Una delle azioni del nostro piano è proprio redigere un protocollo per l'apertura di luoghi di culto e sale di preghiera che vada incontro alle esigenze di tutti".

Ma la Lega non è d'accordo e si fa sentire attraverso la voce del consigliere regionale Umberto Bosco, che  in Comune ha risposto a distanza a Zaccaria:  "Pensare che la costruzione di una moschea possa risolvere i problemi lamentati dagli stessi fedeli è quantomai miope. Le comunità islamiche sono diverse e spesso non dialogano tra di loro, pensare che possano pregare nella stessa grande moschea è semplicemente assurdoinvito pertanto gli amministratori locali che pensano di promuovere l'integrazione di chi proviene da paesi a maggioranza islamica, costruendo luoghi i culto e spazi di aggregazione a loro riservati, a studiare gli effetti che queste politiche hanno prodotto negli altri stati europei dove le comunità islamiche sono molto più chiuse e tradizionaliste rispetto all'italia".