Bologna

"Bologna scalo tra Africa e Italia per la tratta delle schiave del sesso": 15 persone alla sbarra

Le vittime sono giovanissime nigeriane, attirate con la promessa di una vita migliore: prima un rito voodoo, poi le violenze e la condanna al marciapiede. L'indagine partì dalla richiesta di aiuto di una giovane

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BOLOGNA - Nove rinvii a giudizio e sei a processo con rito abbreviato sono stati decisi dal Gup di Bologna per i 15 imputati accusati di far arrivare in Italia giovani donne africane da avviare alla prostituzione.
 
La decisione è stata assunta a conclusione dell’udienza preliminare nel corso della quale sono state valutate le posizioni di un gruppo di presunti trafficanti e le richieste avanzate da due delle vittime della tratta, rappresentate rispettivamente dagli avvocati Raffaele Tecce e Antonietta Cozza.
 
La banda di criminali era stata scoperta dai carabinieri della Compagnia Bologna Centro che, a luglio dello scorso anno su indicazione dell’antimafia, avevano fatto scattare le manette ai polsi di undici persone (altri 4 erano stati indagati a piede libero).
 
Secondo l’indagine Bologna era diventata lo scalo tra Africa e Italia propedeutico allo spostamento delle ragazze in diverse parti d’Italia e all’estero. Per questo alcuni dei protagonisti della vicenda erano stati fermati con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata al controllo del traffico della prostituzione. I carabinieri erano intervenuti a Bolzano, Modena e Crotone con un’operazione che aveva tratto in salvo sei ragazze che in quel momento erano sfruttate dall’organizzazione.
 
Le ragazze venivano scelte in Nigeria e attirate con la promessa di una “vita migliore”. Prima di partire venivano praticati loro i riti vudù a garanzia del pagamento a viaggio compiuto. Quindi le ragazze venivano sottoposte a violenze e privazioni durante i 6.500 chilometri di percorso e infine assoggettate e obbligate a prostituirsi in Italia, per saldare il debito. Nessuna esitazione, le più riluttanti venivano pestate a sangue.
 
L’indagine fece scalpore anche alla luce dei criteri di scelta utilizzati per selezionare le ragazze. Secondo i carabinieri si trattava di ragazze giovani, tra i 18 e i 19 anni, preferibilmente vergini, e provenienti da situazioni socio-familiari difficili. Le giovani sfruttate dovevano lavorare per l’organizzazione fino a saldare il debito di alcune decine di migliaia di euro da corrispondere alle rispettive sfruttatrici. Da qui l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla tratta, alla riduzione in schiavitù, al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e della prostituzione.
 
L’inchiesta partì dalla denuncia di una vittima, una 24enne che a giugno 2016 aveva trovato la forza di rivolgersi ai carabinieri, dopo una serie di violenze sessuali che le provocarono lesioni permanenti ai genitali e la contrazione dell'Hiv. Al vertice della banda di stranieri una trentottenne nigeriana, residente a Bologna. Era lei che stabiliva una netta ripartizione dei ruoli tra coloro che erano deputati all’individuazione in Nigeria delle potenziali vittime, all’organizzazione del viaggio in Italia via Libia, alla fuga dai centri di accoglienza fino al trasferimento a Bologna.