Bologna

Imola, la roccaforte della sinistra prova a resistere con l'alleanza Pd e una parte di Leu

Nel Comune governato per 70 anni da Pci-Pds-Ds e Partito democratico, la partita per i dem è difficilissima. C'è un commissario dopo che l'ultimo sindaco è stato eletto senatore. E il centrodestra, trascinato dalla Lega, vola 

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ROMA. Centrosinistra di nuovo unito – Pd ed ex Pd - per difendere la roccaforte di Imola dall’assalto di Lega e Movimento 5 Stelle. È una battaglia per la sopravvivenza della sinistra quella che si combatterà domenica sulle rive del Santerno, per non perdere il Comune che da settant’anni è governato dalla stirpe rossa Pci-Pds-Ds-Pd. Roba da caduta del muro – come fu a Bologna nel ’99 - se il centrosinistra dovesse stavolta mancare la vittoria. L’alleanza gialloverde, che ha già abbozzato un patto sul secondo turno, ci crede e ci spera. Il Pd prova a difendersi. Confortato solo da Paolo Gentiloni, che mercoledì notte dal palco di piazza Gramsci parla da leader e benedice la coalizione larga e civica costruito nel cuore d’Emilia, facendone un esempio per il centrosinistra che verrà: “Ripartiamo dal modello Imola”.
 
La partita però è difficilissima. Il Comune abbandonato con qualche mese d’anticipo da Daniele Manca, sindaco al secondo mandato eletto senatore, è commissariato. E il voto del 4 marzo ha scattato una fotografia impietosa dei rapporti di forza tra i partiti in campo. Il Pd è primo col 29,6%, ma è precipitato di 12 punti rispetto al 41% del 2013. Contare le teste fa ancor più paura. I democratici prendono infatti 11.884 voti, appena 184 più del Movimento 5 Stelle, a 11.700 preferenze. Il centrodestra unito sta appena un passo dietro, a 10.919 voti, con la Lega che passa in cinque anni da 415 a 6.081 voti. 
 
Partita in salita, a dir poco, dunque, coi dem che risolvono candidando una civica pura, Carmen Cappello. Vicina all’ex sindaco, ma con un curriculum tutto professionale: consigliera Acer, avvocatessa, single e in carriera. Attorno a lei i dem mettono insieme, non senza fatica, una coalizione ampia e civica, formata da 4 liste, tra sinistra e centro, tra prodiani e cattolici. Ma soprattutto riescono a siglare la pace con gli ex Pd di Mdp, e con i suoi big Pierluigi Bersani e Vasco Errani. Non a caso il primo è arrivato a Imola a sostenere la Cappello il 30 maggio: “Non posso pensare che si perda Imola” ha detto. Ed Errani incrocia le dita: “Non credo che gli imolesi vogliano il ribaltone”. Ma se Mdp porta un profumo e una quota di sinistra alla coalizione, non riesce comunque a trascinarci tutto il “cartello” di Leu. Sinistra Italiana infatti non ci sta e decide di andare per conto suo, con un proprio candidato schierato contro il centrosinistra targato Pd.
 
Anche per questo i pronostici sono nefasti. Il presidente della regione Stefano Bonaccini lo disse subito, quando caldeggiò un dialogo con il Movimento 5 Stelle a Roma: “Se grillini e Lega Nord governano insieme, i ballottaggi li perdiamo”. Lo ha capito anche Massimo Bugani, consigliere comunale 5 Stelle a Bologna e plenipotenziario di Rousseau, che ha già gettato un amo alla Lega Nord, in vista del primo turno di domenica: “Votate la nostra candidata, noi siamo più forti al ballottaggio, se ci arriviamo noi è molto probabile riuscire a espugnare Imola”. I 5 Stelle puntano tutto su Manuela Sangiorgi, ex consigliera comunale pentastellata, candidata col voto degli attivisti del Meet up imolese, mamma multitasking, impiegata nel patronato Uil, molto inserita nei problemi della città e già impalmata da Luigi Di Maio, che ha fatto tappa a Imola per spingerla quando ancora era nel pieno della trattativa con Salvini per il governo.

La Lega per ora dice no e resta nel centrodestra unito, nonostante il candidato sostenuto insieme a Forza Italia e Fratelli d’Italia sia lontanissimo dal Carroccio. Giuseppe Palazzolo, candidato del centrodestra, è infatti un ex prodiano, con un passato nel centrosinistra. Un altro civico, che tuttavia Salvini per ora appoggia, nonostante abbia dato forfait al suo comizio per il candidato, a causa di impegni al Viminale. Il patto gialloverde è comunque già pronto per il ballottaggio: “Se passano i 5 Stelle contro il centrosinistra, allora è ovvio che noi li aiutiamo…” assicurano i luogotenenti del Carroccio sul territorio, pensando già di estendere l’alleanza grillo-leghista pure alle regionali del 2019.
 
In questa situazione, il Pd soffre e spera. Puntando tutto sulla pace con gli ex scissionisti, e magari sul “buon senso” dei moderati, come raccomanda Gentiloni dalla trincea imolese: “Questo è il primo posto dove parlo dopo aver lasciato Palazzo Chigi. Spero che da qui riparta la riscossa del centrosinistra”.