28 dicembre 2017 - 09:44

Feste al centro commerciale:
alla fine vince Scrooge

A nulla sono valsi gli appelli dei vescovi e del papa, che nel giorno di Santa Lucia aveva dichiarato che «la domenica di lavoro ci fa vivere da schiavi».

Morgano/LaPresse Morgano/LaPresse
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Alla fine ha vinto Scrooge. I tre spiriti del Natale, che nel famoso «A Christmas Carol» di Dickens riescono a convertire l’arido capitalista ossessionato dal denaro e dal mercato, non ce l’hanno fatta con le decine di migliaia di persone che nelle comandatissime feste di questi giorni si sono accalcate nei centri commerciali. A nulla sono valsi gli appelli dei vescovi e del papa, che nel giorno di Santa Lucia aveva dichiarato che «la domenica di lavoro ci fa vivere da schiavi». Altrettanto inascoltati gli inviti alla mobilitazione lanciati dai sindacati, che hanno inutilmente cercato di trascinare i consumatori dalla parte dei lavoratori, decisi a difendere il rispetto dei tempi del lavoro e del riposo incrociando le braccia. Le sirene dei consumi hanno vinto, negozi e ristoranti sono rimasti aperti e i clienti non hanno disertato i centri commerciali.

Quello che è accaduto nei shopping mall di Brescia e di Bergamo, ma non solo lì, è l’ennesimo funerale delle due grandi ideologie che avevano dominato il Novecento: da una parte la solidarietà di classe socialista e comunista agitata dai sindacati, dall’altra la morale cattolica caldeggiata dal magistero della Chiesa. «Dio è morto, Marx pure e anch’io non mi sento molto bene» è una citazione erroneamente attribuita a Woody Allen, che si deve però al drammaturgo francese di origine rumena Eugéne Ionesco. In realtà non pare che il nuovo popolo orfano di etica e di ideologia appaia particolarmente afflitto. Il vuoto lasciato dai due grandi riferimenti filosofico-religiosi si è rapidamente popolato di rutilanti idoli. La cultura allegramente consumistica proclamata dalla televisione, dalla pubblicità, dagli stili di vita infuria più sbrigliata che mai, con buona pace dei valori in cui comunità come le nostre, fondate sul lavoro e sulla fede, hanno a lungo creduto. È la società «adiaforica» descritta dai sociologi, dominata da una cultura dell’indifferenza morale, che rende ormai insensibili agli imperativi etici. Così l’altra faccia del pensiero debole e della fine delle grandi narrazioni sono la spensieratezza godereccia e i fine settimana nei centri commerciali. Qualcuno ha suggerito che la gente è andata nei templi dello shopping, non per comprare, ma solo per incontrarsi. Il punto è proprio qui: la crisi delle piazze. Forse il vero insegnamento che potrebbe venirci da questi fatti è la necessità di rifondare i luoghi di aggregazione, nella ricerca di nuove modalità e di nuovi luoghi dove stare insieme.

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