3 marzo 2018 - 11:58

Caccia all’ultimo voto:
963 mila bresciani alle urne

Si recheranno alle urne 963mila bresciani per le regionali, 927.198 per la Camera e 853.117 per il Senato: eleggeranno 17 parlamentari e 10 consiglieri regionali

di Pietro Gorlani

Cavicchi/LaPresse Cavicchi/LaPresse
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Anche a Brescia neve e gelo hanno fatto da simbolica scenografia alla chiusura di una delle campagne elettorali tra le più «fredde» e veloci che si ricordino. Domenica si recheranno alle urne 963mila bresciani per le Regionali, 927.198 per la Camera e 853.117 per il Senato, che permetteranno l’elezione di 17 parlamentari e 10 consiglieri regionali. È vietata la pubblicazione dei sondaggi, ma è un dato di fatto che c’è una parte politica (il centrodestra) dato in forte ascesa, anche se non avrebbe i numeri per formare un esecutivo nazionale.

Le politiche

La nuova legge elettorale, il Rosatellum, ha indubbiamente penalizzato Brescia. A novembre, nel ridisegno i collegi, una bella fetta di bassa bresciana (28 comuni, da Manerbio a Verolanuova, da Orzinuovi a Urago d’Oglio) è stata accorpata al collegio bergamasco di Romano di Lombardia. Ed i principali partiti non sono riusciti né a modificare la decisione né tantomeno ad imporre candidati «bresciani» in quel collegio, nonostante il peso elettorale per il 55% sia composto da bresciani . Fanno eccezione i 5 Stelle, che hanno piazzato il rapper Andrea Dellavedova, in arte Dellino Farmer (tra i piccoli partiti Il popolo della famiglia ha scelto il medico Francesco Puccio). Altri dieci comuni della bassa orientale sono finiti nel collegio mantovano di Suzzara (come era ai tempi del Mattarellum). Sofferta è stata anche la scelta dei nomi per i listini bloccati (identici in tutta la provincia) e dei candidati all’uninominale nei quattro collegi della Camera e nei due del Senato con la rosa definitiva dei nomi che è arrivata solo a fine gennaio. Non sono mancati i colpi di scena e gli psicodrammi, soprattutto a causa dei «catapultati» scelti dai vertici di Forza Italia e Pd. Tra gli azzurri infatti il milanese Andrea Orsini è stato messo in seconda posizione nel listino bloccato dietro la Gelmini, con la certezza di finire in parlamento. Già perché il Rosatellum non prevede le preferenze e quindi «il posizionamento» in cima alla lista è garanzia d’elezione, per i principali partiti. Capolista forzista al Senato è invece l’europarlamentare milanese Licia Ronzulli, anch’essa voluta da Berlusconi. Il centrodestra ha poi scelto Alessandro Colucci (Noi con l’Italia) come candidato all’uninominale di Palazzolo; il centrosinistra non ne ha approfittato piazzando un volto noto agli autoctoni: dall’Emilia è arrivata Mara Mucci (+Europa). Pd che ha piazzato due paracadutati anche in cima al listino del Senato (Simona Malpezzi e Antonio Misiani). Gli elettori della Camera si troveranno 12 schieramenti sulla lista: due sono le coalizioni di centrodestra e centrosinistra (appoggiati entrambi da quattro liste) gli altri sono singoli partiti (CasaPound, il Popolo della Famiglia, Potere al Popolo! Ala, Grande Nord, Italia nel cuore. Liberi e Uguali, 5 Stelle, Forza Nuova, 10 volte meglio). Il centrodestra punta a dieci parlamentari: sarebbero certi i sei candidati nei collegi uninominali, mentre altri quattro arriverebbero con il sistema proporzionale. Il Pd vedrebbe invece più che dimezzato il numero dei suoi parlamentari (da cinque a due certi). Ne uscirebbero ridimensionati anche i grillini, che scenderebbero da 5 a 3 parlamentari.

Le regionali

La corsa al Pirellone, dove a differenza che alle politiche esiste la possibilità di dare due preferenze (con alternanza uomo-donna), ha visto un maggiore impegno sul territorio dei candidati. Sono i loro i visi che campeggiano sui (pochi) manifesti elettorali sparsi per la provincia: 19 le liste in corsa per 184 candidati consiglieri e 7 candidati presidente ma il duello sarà tra Attilio Fontana (centrodestra) e Giorgio Gori (centrosinistra) entrambi più volte presenti sul territorio. Una sfida, la loro, resa più accesa dall’enigma del voto disgiunto: è possibile votare un candidato presidente ma dare le preferenze a candidati di un altro schieramento. Dieci i bresciani che verranno eletti al Pirellone. Molto probabili delle conferme (Girelli per il Pd, Rolfi per la Lega, Beccalossi per FdI, Busi per la Civica per Gori, Sala per quella di Fontana) ma per metà i rappresentanti in consiglio dovrebbero cambiare.

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