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I coristi in parrocchia festeggiano a Picolit

Don Gianluca Molinaro, parroco dei due paesi confinanti, vive queste ore in modo naturale: «Qui ho trovato gente piena di fede, con profonde convinzioni»

Francesco Dal Mas
2 minuti di lettura

SAPPADA. Prima la festa per le strade e nei bar di Sappada, poi quella in parrocchia. Mercoledì sera i tre cori della comunità di Sappada, di cui il maggiore è diretto da Benedetto Fiori, si sono incontrati per celebrare la patrona Santa Cecilia e, successivamente, per festeggiare.

«Festeggiare il ritorno in Friuli, naturalmente – fa sapere il parroco don Gianluca Molinaro –, dove già ci siamo come diocesi». I coristi hanno stappato le migliori bottiglie di Picolit, il pregiatissimo vino friulano, ma anche ottime bottiglie di prosecco, in omaggio al Veneto. Ha brindato pure lui, Fiori, che ha voluto dirigere alcuni fra le più caratteristiche melodie venete, non disdegnando, peraltro, di esibirsi nei pezzi in friulano. Entusiasta don Gianluca.

«Qui ho trovato gente piena di fede, di radicalità evangelica, che non riesce, per sua natura, a provocare contrapposizioni – riconosce il parroco –. È di una cordialità del tutto speciale, di una capacità di accoglienza che appartiene proprio alla sua natura. Quindi il passaggio dal Veneto al Friuli lo ha vissuto “naturaliter”, in perfetta condivisione tra veneti e friulani».

Per don Molinaro la vocazione di Sappada sta proprio nella condivisione. «I sappadini hanno trovato naturale, lo ripeto, il ritorno in Friuli, di cui da millenni parlano, grossomodo, la medesima lingua, praticano le stesse tradizioni, coltivano una cultura unica».

Don Molinaro è parroco anche di Forni Avoltri ed ammette che non mancano le diversità fra le due realtà. «Ma questa diversità fa parte della sinfonia friulana, che si fonda su varie lingue, su diversi costumi, e li porta avanti in armonia».

Il parroco respinge, pertanto, la teoria che i sappadini si sono voluti aggregare al Friuli per interesse economico. «Questi interessi ci possono state, sono legittimi, ma non hanno motivato affatto il distacco dal Veneto. È la voglia di autodeterminazione di questo popolo ad essere prevalsa. E, in questo senso, la politica, una volta tanto, si deve applaudire, anziché biasimare. Il Parlamento italiano, riconoscendo quest’autodeterminazione, dà lezione di democrazia a tutta l’Europa. I valori di autonomia, di sussidiarietà sono stati esaltati in questa circostanza. Bisogna ammetterlo».

Ma il Comelico, il Bellunese – obiettiamo al parroco di Sappada – non è tanto d’accordo. «Capisco i bellunesi, i veneti. Ma li rassicuro che non perderanno assolutamente un patrimonio valoriale come quello rappresentato nella mia comunità. I sappadini non li hanno traditi, non li hanno lasciati con acrimonia, sono semplicemente ritornati là da dove erano venuti». E per quanto riguarda il futuro, Sappada in Friuli non significa affatto la fusione con il vicino comune di Forni Avoltri. Neppure sul piano ecclesiale, come taluno aveva temuto. «Io coordino una Collaborazione pastorale tra le due parrocchie. Le quali, però, rimarranno distinte». Nessuna fusione neppure sul piano civile. Sappada, invece, farà parte dell’Unione territoriale intercomunale di Tolmezzo.
 

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