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Prostituzione al centro massaggi: tre anni e mezzo

Ha patteggiato la cinese che gestiva il centro benessere di piazza De Luca, dovrà anche pagare una pesante multa

di Gigi Sosso
2 minuti di lettura
BELLUNO. Prostituzione al Tuina: tre anni e sei mesi a Qing Qing Zheng. La cinese che gestiva il centro benessere di piazza De Luca, accanto a via Vittorio Veneto, ha patteggiato la condanna per esercizio di una casa di prostituzione e autoriciclaggio (soldi sporchi lavati in casa) e rimane detenuta nel carcere femminile veneziano della Giudecca. La donna dovrà pagare anche 10 mila euro di multa. Nessun problema per i massaggi previsti all’interno della struttura (che ora è sfitta, oltre che privata delle insegne verdi), il fatto è che i clienti erano interessati a tutto un altro tipo di prestazioni. Incontri a luci rosse tra le ragazze dipendenti e almeno 400 persone in pochi mesi.

Era lei non solo a gestire l’attività nel centro, ma anche a concordare il tipo di prestazioni e il relativo costo con chi non era per niente interessato al massaggio, ma viceversa era appassionato di tutto quello che hanno documentato le telecamere sistemate dai poliziotti della Squadra mobile, che stavano indagando su delega della procura della Repubblica. Difficile pensare che fossero i frequentatori a esprimersi in cinese o in qualche altra lingua. Le specialità più richieste non erano sicuramente il massaggio 30 euro per mezz’ora, 50 per un’ora, 60 con quattro mani e 70 con l’aiuto della vasca. Il prezzo delle prestazioni poteva essere anche molto maggiore, a seconda della richiesta, del resto nelle intercettazioni è emerso che Qing Qing Zheng aveva intenzione di comprare un albergo a Mestre, nel quale aumentare il giro dei suoi affari. Aveva necessità di 200 mila euro, che sarebbero presto arrivati nelle sue tasche, al ritmo di una ventina di clienti al giorno.

L’operazione “Cin Cin” era scattata a metà giugno: la titolare era stata arrestata dalla polizia e il locale posto sotto sequestro, su richiesta del pubblico ministero e provvedimento del giudice per le indagini preliminari. I sigilli saranno tolto poco meno di un mese dopo, su istanza dei proprietari dello spazio commerciale,m che evidentemente non sapevano che lì dentro si esercitava la prostituzione, con incassi moltop pesanti. Le formalità successive all’arresto non sono state facili, nel senso che in occasione dell’interrogatorio di garanzia l’indagata ha dichiarato di non capire le domande in italiano, pur parlandolo bene. Non è mai uscita di prigione e l’unica strada che poteva imboccare il difensore Vallese del foro di Venezia era quella di concordare la pena con il pubblico ministero e vedersela applicare dal giudice per le udienze preliminari. L’accordo è arrivato sui tre anni e mezzo, più la multa.

Gli arredamenti sono stati rimossi e il negozio è irriconoscibile, oltre che pronto a essere di nuovo affittato, intanto un altro aspetto che gli investigatori stanno cercando di approfondire è il reclutamento delle ragazze, che erano pagate un migliaio di euro al mese. Non si esclude che stessero cercando di rimanere in Italia con il paravento dell’impiego.

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