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Lo strano caso dei brasiliani residenti "a tempo" a Goima in Val di Zoldo

Gli oriundi italiani affittano una casa per avere la cittadinanza: guerra dei nervi nel Comune del Bellunese

Alessia Forzin
3 minuti di lettura
Immagine tratta da www.allumin.it 

VAL DI ZOLDO. All’ombra del Pelmo e del Civetta c’è una comunità silente e le cui tracce si possono trovare solo all’ufficio anagrafe del Comune di Val di Zoldo.

Sono gli oriundi italiani residenti in Brasile. Non si vedono, in paese. Risiedono tutti in una casa nella frazione di Goima, che viene affittata giusto il tempo necessario per fare le pratiche per il riconoscimento della cittadinanza italiana per ius sanguinis. Ovvero per discendenza da un antenato italiano.

Negli ultimi mesi c’è stato un aumento di queste richieste che da un lato ha paralizzato l’ufficio anagrafe del Comune, dove ci sono solo due dipendenti che devono occuparsi di tutte le necessità dei cittadini della Val di Zoldo, e dall’altro ha messo in allarme il sindaco Camillo De Pellegrin.

Perché se ci sono una ventina di brasiliani che hanno chiesto la cittadinanza, la persona che li accompagna e li aiuta nel fare tutte le pratiche ha detto che ce ne sarebbero altre quattrocento pronte a partire dal Sud America.

Un fenomeno anomalo, che ha fatto saltare sulla sedia il sindaco, preoccupato di garantire l’operatività del suo ufficio ma anche di vederci chiaro.

La legge che consente a un cittadino straniero di chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana per via di una parentela, anche molto lontana nel tempo, con un cittadino italiano si basa sul principio dello “Ius sanguinis”.

I requisiti per richiedere tale riconoscimento sono la discendenza da un italiano e la continuità di trasmissione della cittadinanza lungo tutta la catena parentale diretta, vale a dire che nessuno dei discendenti in linea retta dall’avo italiano deve essere stato naturalizzato nello stato straniero di residenza.

Per presentare la domanda di riconoscimento ci sono due strade: rivolgersi al Consolato italiano nel paese d’origine, con una trafila molto lunga (nel solo Consolato di San Paolo ci sono 75 mila pratiche inevase) oppure fare richiesta al sindaco del Comune di residenza in Italia, con una procedura che di solito non dura più di qualche mese.

A rendere ancora più agevole la procedura, per gli oriundi, è la circolare 32 del 2007 emanata dal ministero dell’Interno: l’interessato non ha più bisogno di un permesso di soggiorno, è sufficiente una dichiarazione di presenza. Da qui la residenza temporanea, che a Val di Zoldo vede tutti i brasiliani residenti in una casa a Goima.

«C’è evidentemente qualcuno che gestisce questo andirivieni dal Brasile», ha attaccato qualche giorno fa il sindaco Camillo De Pellegrin. «Queste persone spesso non hanno alcun legame reale con l’Italia o con Zoldo, tanto da fare spesso fatica a ricordare il nome del loro antenato cui fanno riferimento nella pratica. E una volta completata si iscrivono tutte all’Aire, creando un problema di non poco conto considerando quanto sono piccole le nostre comunità».

Con tanti iscritti all’Aire, infatti, il quorum alle elezioni si trasforma in uno spettro in molti Comuni.

Oltre alle dimensioni del fenomeno, il sindaco è preoccupato che tutto sia legale: gli è arrivata una segnalazione, da parte di una persona che dice di conoscere bene la realtà brasiliana, nella quale si spiega che chi desidera avere la cittadinanza italiana può ottenere facilmente un documento falso, in Brasile, che attesti la sua discendenza italiana e che viene certificato da professionisti. Un’accusa precisa, che il sindaco ha immediatamente girato alla Questura di Belluno.

[[(Video) Il sindaco di Val di Zoldo: così gli italo-brasiliani assediano l'anagrafe]]

«Si mette in luce che c’è un mercato», aggiunge. Dell’esistenza di «presunte agenzie che pretendono di essere pagate migliaia di euro per gestire la logistica degli arrivi e la preparazione dei documenti» ha parlato anche il presidente dei Bellunesi nel mondo Oscar De Bona, prendendo le distanze da chi si muove fuori dai confini della legalità.

Ma il problema portato alla ribalta dalla piccola Val di Zoldo non si limita a quel Comune. Investe anche il Feltrino, il Trevigiano. Il Comune di Crocetta del Montello ha già fatto un centinaio di pratiche di cittadinanza per ius sanguinis. Il sindaco di Crespano, preoccupata, ha informato la Guardia di Finanza. Si stanno muovendo le Prefetture.

Ora tutti vogliono venga fatta chiarezza. Camillo De Pellegrin ha aperto una strada, sulla quale si stanno incolonnando molti suoi colleghi. E’ partita anche una lettera, indirizzata all’Anci, per indagare i numeri del fenomeno e formulare proposte per modificare la normativa vigente.

Ci sarebbero almeno 200 mila brasiliani pronti a partire dal Sud America per ottenere la cittadinanza italiana, che permetterebbe loro di muoversi liberamente nell’area Schengen ma anche di avere un accesso meno problematico negli Stati Uniti. Numeri che richiedono un’analisi, anche per tutelare chi, lo precisa il sindaco di Val di Zoldo, «ha un effettivo legame con la nostra terra e giustamente richiede la cittadinanza».

L'emigrazione e gli iscritti all'AIRE

Nell'infografica qui sotto sono riportate le prime venti nazionalità iscritte all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero in Veneto

Balza subito agli occhi l'assoluta preponderanza dei brasiliani, quasi 110 mila: al secondo posto, ma sono meno della metà, gli argentini seguiti poi dagli svizzeri.

Qui sotto, invece, trovate la stessa statistica applicata all'AIRE di Belluno

I brasiliani sono sempre stabilmente al primo posto, mentre gli argentini scendono al quarto preceduti nell'ordine da Svizzeri e tedeschi. In questo caso, brasiliani e svizzeri insieme assommano oltre 25 mila iscrizioni all'AIRE di Belluno, facendo quindi la parte del leone.

 

 

 

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