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Debutto in Aula per i parlamentari bellunesi: «Qui per la montagna»

Badole: «Montecitorio lo immaginavo più grande». Bond alloggia dalle suore: «Ho saltato la messa e mi hanno sgridato»

di Francesco Dal Mas
3 minuti di lettura

BELLUNO. Tutti voti in bianco, ieri, al primo giorno di scuola, pardon, di Parlamento, per gli “scolari’”bellunesi di prima classe e di seconda. O meglio, voti in bianco, la mattina, nel pomeriggio, invece, al Senato i leghisti hanno fatto i birichini: hanno votato per Anna Maria Bernini, di Fi, anziché per Paolo Romani. Immaginarsi la reazione di Silvio Berlusconi: addio alleanza, ha minacciato. Vedremo oggi che cosa accadrà. «Potrebbe succedere di tutto», sbotta Dario Bond, Fi, reduce nelle prime ore della giornata da un rimbrotto. Quando, ieri mattina, si è svegliato, nel convento dove risiederà, insieme ad altri parlamentari veneti, la suora l’ha salutato con una smorfia. «L’aspettavamo a messa. Voi veneti siete molto religiosi. Sono delusa». Il parlamentare di Forza Italia l’ha rassicurata: «Le prossime mattine ci sarò». Già questa mattina, probabilmente. «Una preghierina», anticipa Bond, «perché il sabato si concluda con l’elezione dei presidenti, Romani in particolare».

Entrato a palazzo Montecitorio, Bond si è presentato con una cravatta tricolore e fra i primi a salutare è stato l’on. Bersani, di Leu. «Ha sorriso guardandomi la cravatta, mi ha fatto i complimenti, è stato molto gentile». Quando gli sono passate davanti le colleghe Carfagna e Biancofiore, il deputato feltrino si è come perso. E il primo bernoccolo della legislatura lo ha guadagnato proprio lui. «Sono entrato nella piccola galleria in cui si vota e ho sbattuto la capoccia, perché non mi sono abbassato. Sono uscito e un addetto mi ha chiesto se mi ero fatto male. Ovviamente ho risposto di no, alla bellunese, ma il fastidio è continuato a lungo». Bond, guardandosi intorno, rileva che i bellunesi sono più numerosi dei sudtirolesi. «Se riusciamo a tirare dalla nostra parte anche il conterraneo Gianclaudio Bressa, è fatta».



Se per Bond era una delle poche volte in cui si presentava in pubblico incravattato, lo stesso si può dire per il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo. Che i suoi uomini fossero tutti degni della seconda Camera dello Stato ha provveduto a verificarlo Giorgia Meloni, il capo di Fdi, mano a mano che le si accostavano per salutarla. Il primo selfie di De Carlo è, comunque, dal suo scranno. Serio, impettito, l’uomo, decisamente compreso nel ruolo. «È come se foste tutti qui con me», ha comunicato ai suoi fans da Fb. «Un’emozione grandissima. La terza della mia vita: la nascita di Christian rimane la più grande e la proclamazione a sindaco la seconda. Ma oggi sento una responsabilità grandissima e spero di esserne all’altezza».

Emozionato Luca, come lo è stato Mirco Badole, della Lega. «Sì, è la prima volta che metto piede qui dentro», fa sapere. La prima sorpresa? Ho trovato un’aula molto più piccola di quella che appare in televisione. La seconda sorpresa è il clima molto sereno e amichevole che sta emergendo, anche se il 52% degli eletti è di prima nomina». Badole ha preso alloggio in un albergo, ma cercherà una postazione definitiva, «spero per cinque anni, naturalmente». Gli dispiacerebbe tornarsene a casa solo domenica, per il protrarsi delle votazioni. «Mi auguro che prevalga la saggezza e che sabato sera ci sia la fumata bianca».

Si contavano sulle dita di due mani gli onorevoli che ieri si sono presentati senza cravatta. Roger De Menech era uno di questi. «La porto solo in rare occasioni», afferma. Ha incrociato i conterranei, li ha salutati cordialmente e poi si è appollaiato, con altri due parlamentari delle province alpine sullo scranno più alto. «Dall’ultima fila ho scorto molta emozione fra i colleghi. L’Aula mi è parsa serena, anche se un filo di tensione è evidente. Soprattutto perché non sappiamo se entro la giornata di sabato si riuscirà a concludere la votazione». De Menech risiede in un piccolo appartamentino a ridosso della Camera. Lo condivide che l’on. Maurizio Richetti. Entrambi renziani, di ferro. «Maurizio sa anche cucinare, io un po’ meno. Le pulizie ce le facciamo da soli». Anche il bagno? «Si, anche il bagno», risponde tranquillo. «Siamo renziani per qualche motivo», sorride. De Menech è convinto che con la squadra bellunese «si riuscirà a fare lobby: la scommessa», spiega, «è quella di organizzare i diversi interventi per le terre alte in un provvedimento unico, organico, che non rischi la dispersione». Ieri in aula il parlamentare del Pd si è salutato calorosamente con l’on. Debora Serracchiani, dopo la disfida molto dura per Sappada, e all’on. Fedriga, candidato alla presidenza del Friuli Venezia Giulia gli ha augurato “in bocca al lupo”. “Crepi”," gli ha risposto il leghista.

«Mi sono sentito come un padre, davanti a tanti giovani», testimonia Federico D’Incà, del M5S, che con il sorriso che lo contraddistingue è stato prodigo di consigli. E non solo verso i suoi. «Questa volta sento ancora di più il peso della responsabilità. Non fosse altro perché gli italiani ci hanno incaricato di un radicale cambiamento. Siamo quasi triplicati, da 88 a 227». Il parlamentare bellunese ha accompagnato anche i colleghi della provincia, degli altri partiti. «Si, siamo come in famiglia», conviene. «In famiglia spesso si discute, magari anche si alza la voce, ma poi sempre ci si ricompone». Insieme ad alcuni leghisti veneti ed altri colleghi pentastellati, ha ripreso alloggio presso un convento di suore. «Ho voluto ancora questa sistemazione perché l’ambiente concilia al silenzio, alla riflessione e a me piace preparare, approfondendo, l’attività che svolgo. E qui, in ritiro, riscopro anche il valore della responsabilità».

«Ho trovato un clima molto amichevole», conferma Paolo Saviane, l’unico a rappresentare il Bellunese al Senato. Neppure la più piccola macchia di verde sul suo abbigliamento solenne. «La Lega, con Salvini, ha modificato il nome, ma anche i colori. E il nuovo look ci ha portato fortuna», confida. Seduto su quello scranno, per la prima vola nel più alto consesso parlamentare, Saviane è stato catturato, come confida, dalle emozioni più forti. «Ho passato in rassegna i lunghi anni di lotta, con la Lega, i sacrifici che ho chiesto alla famiglia, i tanti amici che mi hanno portato fino a qui. Condivido l’emozione unica con tutte queste persone e mi impegno a portare avanti la loro causa».
 

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