In evidenza
Sezioni
Annunci
Quotidiani NEM
Comuni

Togni, dal Brasile a Belluno

«Il primo anno lontano da casa non fu per nulla facile ma rimarrà nel mio cuore. Per me è stato un trampolino»

2 minuti di lettura

MEZZOLARA. Era arrivato dalle giovanili del Gremio. In silenzio, quasi come un oggetto misterioso. Oggi Romulo Togni è vice allenatore del Mezzolara in serie D, di calcio ne sa tanto e soprattutto ha vissuto una gran bella carriera. Eppure tutto è iniziato lì, da quelle 22 presenze e tre reti con il Belluno che volò in C2. Da lì in poi Manfredonia, Arezzo, Sorrento fino alla grande opportunità del Pescara. Conosce Zeman nella squadra di Verratti, Immobile ed Insigne: serie A. Poi Avellino, Spal, Maceratese fino al Cuneo e al Mezzolara, entrando a dicembre nello staff tecnico.



Romulo, ti ricordi quella tua prima squadra italiana?

«Certo. Il mio procuratore mi segnalò questa opportunità, e avendo il passaporto italiano ne approfittai subito. Mica facile il primo anno fuori dal Brasile, comunque. Cambi vita, però dal punto di vista calcistico Belluno è e rimarrà sempre nel mio cuore: un’esperienza stupenda, che tanto mi ha fatto crescere».

Ruolo?

«Inizialmente mister Tormen mi schierò terzino, poi però capì che non mi piaceva chissà quanto correre, così sono stato spostato più alto. Mi ha insegnato molto, per quanto all’inizio non comprendessi le sue richieste».

Che Belluno fosse un trampolino di lancio per la serie A lo avresti mai immaginato?

«No, però ho sempre lavorato perché ciò accadesse. E alla fine sono stato premiato».

I passaggi chiave della tua crescita?

«L’anno dopo Belluno, a Manfredonia, dove vengo spostato centrocampista centrale. Poi Arezzo e mister Zeman a Pescara. Un uomo vero, mai disposto a scendere a compromessi. Però in Italia se non lo fai vieni messo “all’angolo”, dando spazio sempre agli stessi nomi con il risultato di rimanere fuori dal mondiale. Zeman è andato contro il sistema e lo ha pagato».

Giocavi con Verratti, in Italia visto come un eterno incompiuto dopo le brutte performance in maglia azzurra.

«Dal primo allenamento si era capito fosse un fenomeno. Ho letto vere e proprie cavolate su di lui. D’altronde però se un ct senza coraggio lo schiera in un centrocampo a due contro la Spagna di cosa parliamo? Nessuno però lo dice, tutti scaricano il barile. Poca obiettività nel calcio italiano, è un sistema fallito. Sono stato in Spagna a studiare per una settimana l’Espanyol: sono la nazione più forte a livello mondiale, eppure hanno un’umiltà incredibile. Qui in Italia invece abbiamo orgoglio e presunzione, con i quali non accettiamo altre idee, altri spunti... Poi piangiamo se la Svezia di turno ci elimina. Dal 2010 solo la Juve è riuscita ad andare parecchio avanti in Champions ma il merito è di un mister che non scende pure lui a compromessi, altrimenti abbiamo il vuoto».

Magari un giorno ti rivedremo allenatore a Belluno.

«Perché no? Adesso svolgo il ruolo di secondo ma sono un testone, amo prendermi responsabilità. Vediamo cosa ci riserva il futuro».

Gianluca Da Poian
 

I commenti dei lettori