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Simboli fascisti sul murales della Resistenza a Baldenich

La Casa dei Beni comuni: «Uno sputo in faccia alla città ma ci stiamo muovendo per rimediare a questo sfregio»

di Fabrizio Ruffini
2 minuti di lettura

BELLUNO. Il dito sulla bomboletta e l’affanno di chi tenta di cancellare in pochi secondi una memoria lunga oltre settant’anni. Un gesto frettoloso e carico di rancore che ha portato il suo autore a imbrattare un apprezzato murale cittadino con frasi da Ventennio e croci celtiche vergate con mano incerta.

Ad attirare le attenzioni notturne di alcuni “soliti ignoti”, è stata la lince partigiana dipinta dall’artista bellunese Ericailcane sulla cabina dell’Enel di Baldenich nel 2016, in occasione della manifestazione Clorofilla. L’opera ricorda la cosiddetta Beffa di Baldenich, episodio risalente al 16 giugno 1944, durante il quale vennero liberati 70 prigionieri politici dal vicino carcere senza l’uso delle armi. Lo sfregio: un “Me ne frego” con tanto di croci celtiche, emme iniziale simil mussoliniana e una macchia nera che copre simbolo e nome della brigata Nino Nanetti sulla camicia della lince, risulta particolarmente significativo perché realizzato proprio a pochi giorni dall’anniversario dell’evento.

«Questo gesto è uno sputo in faccia alla città e alla sua storia», commentano i rappresentanti de La casa dei beni comuni, promotori, assieme allo stesso Ericailcane, di Clorofilla, «purtroppo che esista un gruppo di neofascisti anche a Belluno non è una novità, ma l’attaccamento dimostrato dai cittadini per quest’opera ci ha profondamente toccati. Siamo in contatto con l’autore e abbiamo già in mente alcune sorprese per rimediare al danno. A breve daremo tutti i dettagli».

«Siamo stati avvisati dell’accaduto in mattinata dai residenti della zona», ha spiegato l’assessore alla cultura Marco Perale, «è un’opera molto apprezzata e le persone erano dispiaciute per l’accaduto. Il Comune prende atto che a distanza di oltre settant’anni c’è ancora chi non si rassegna alla caduta del fascismo. Inoltre, che piaccia o meno, Ericailcane è un nome importante dell’arte muraria che realizza opere in tutto il mondo, è possibile che tra qualche anno chi ha sfregiato quest’opera venga incolpato di un fatto grave non solo politicamente ma anche artisticamente».

A differenza delle innumerevoli altre scritte e sigle che oramai riempiono la città, quelle apparse vicine al carcere hanno una matrice politica ben chiara: «Faccio i miei complimenti a Ericailcane», ha commentato Gino Sperandio, presidente dell’Anpi Belluno, «se la sua opera d’arte riesce ancora a dar fastidio ai fascisti vuol dire che è fatta bene e che ha raggiunto il suo scopo. L’Anpi è a disposizione per dare una mano, anche economicamente, per restaurare il murale e chiede all’amministrazione Comunale, a tutte le persone e alle associazioni interessate di unirsi per organizzare una manifestazione che dia un segnale forte in una città medaglia d’oro alla Resistenza».

Se durante il drammatico periodo della Seconda guerra mondiale le azioni portate a termine con successo senza il ricorso alle armi e agli spargimenti di sangue sono state una rarità, in tempi ben più recenti atti gravi e irrispettosi della memoria storica di persone e interi territori fanno, invece, sempre più fatica a rientrare tra i casi isolati e le goliardie risolvibili semplicemente con un’alzata di spalle.

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