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Il ministro nomina Paolo Saviane per i Fondi di confine

Il senatore leghista: « Ci sono state discriminazioni Occorre privilegiare i territori che faticano a sopravvivere»

di Martina Reolon
2 minuti di lettura

BELLUNO. «Fondi di confine? È necessario il riequilibrio tra prima, seconda e terza fascia dei Comuni». Così Paolo Saviane, senatore della Lega, il sostituto di Roger De Menech al vertice del Comitato paritetico. L’ha nominato proprio “delegato” il ministro Erika Stefani, titolare degli Affari Regionali.

«È stata un po’ dura, ammette Saviane, «perché gli amici veronesi e lombardi pretendevano un giro d’aria per i bellunesi. Ma il ministro ha capito che proprio la nostra è la montagna che soffre maggiori disparità».

Per il ministro Erika Stefani «l’attenzione del Ministero per i territori di confine è massima. Siamo consapevoli delle problematiche di questi comuni e del lavoro che c’è da fare per garantire a tutti le medesime opportunità». Stefani augura buon lavoro a Saviane: «Sono certa svolgerà con impegno il proprio compito. Tutti i comuni di confine di Trentino, Lombardia e Veneto saranno da noi rappresentati al meglio» puntualizza la ministra.

La sua mission sarà nel segno della discontinuità rispetto a De Menech?

«Nella personalizzazione sì. Nella condivisione con i Comuni no. Mi metterò a disposizione dei sindaci, qualsiasi sia la loro dislocazione politica. Noi dobbiamo perseguire il bene delle nostre genti».

Il Bard ha detto che bisogna tornare a privilegiare i Comuni strettamente di confine?

«Come Feltre che ha solo un piccolo tratto di confine e che non è certo nelle condizioni di Selva o Zoppè».

Né Selva né Zoppè fanno parte della seconda fascia.

«Ecco il punto. Questi fondi devono servire possibilmente a tutte le aree più disagiate della provincia, che lottano contro lo spopolamento».

Quindi bisogna creare una terza fascia?

«Chiamiamola come vogliamo. Si dice che il Fondo deve essere strategico. Bene, lo sia veramente supportando le comunità che lottano per la sopravvivenza e non quelle che possono arrangiarsi».

Tipo Feltre?

«Ma non solo. In questi mesi ho sentito tante lamentele per presunte discriminazioni. Ho verificato e queste ci sono. Dobbiamo riequilibrare».

Riequilibro anche per la destinazione degli investimenti?

«Certo che sì. Condivido pienamente la nuova impostazione allo studio dei sindaci: più risorse per i servizi sociali, per il welfare, insomma per trattenere la nostra gente in montagna».

Come nel caso dell’integrazione della spesa del trasporto pubblico?

«Dovremmo andar oltre. Pensiamo soltanto ai costi della benzina. Il trasporto dalla pianura la rende più costosa. È giusto che i nostri automobilisti la paghino di più, magari per le maggiori distanze col lavoro? No, dobbiamo immaginare qualche forma di integrazione».

Altri servizi da sostenere?

«Quelli sanitari, in prima istanza. Più in alto saliamo e meno medici abbiamo. Una qualche forma di incentivo bisogna pur trovarla».

Ma le Province di Trento e Bolzano non intendono andar oltre gli 80 milioni l’anno. «Si tratta di razionalizzare gli investimenti. Quelli che abbiamo fatto sono davvero tutti necessari?»

Lei che dice? Troppe piste ciclabili?

«Evidentemente le scelte sono state fatte insieme ai sindaci. Dobbiamo fare una riflessione».

Quale mandato ha dal ministro Stefani? Le ha raccomandato la discontinuità con De Menech?

«Mi ha solo raccomandato di tenere ben presenti gli interessi veri della nostra gente. Alla prima riunione del Comitato Tecnico, che continuerà a svolgersi a Trento, verrà pure lei».

Basta guerra con Trento e Bolzano?

«Io non l’ho mai fatta».

Francesco Dal Mas

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