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«Avanti tutta con il tridente», ma il brand delle Olimpiadi divide gli alleati

A Roma incontro delle tre delegazioni con Giorgetti e il Coni Milano vuole la leadership, ma Cortina difende le “Alpi”

Francesco Dal Mas
2 minuti di lettura

CORTINA

Il Tridente Olimpico esce rafforzato dal confronto di Roma fra Cortina, Milano e Torino. La candidatura unitaria ai Giochi invernali del 2026 va avanti senza particolari scossoni e Luca Zaia, presidente della Regione, può confermare ciò che più conta. E cioè che ai piedi delle Tofane si faranno le gare di sci alpino, bob, slittino e skeleton. Peraltro difese a denti stretti.



Come si chiameranno queste Olimpiadi. Milano è disposto a cedere delle gare pur di avere il nome, il brand. Venezia e Torino non ci stanno. Hanno compiuto mezzo passo a lato rispetto alle candidature di partenza, oggi pretendono una visibilità alla pari. Ieri a Palazzo Chigi si è tenuto un vertice fra le tre delegazioni e Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza, dopo che l’esponente di Governo aveva incontrato a porte chiuse ciascuna delegazione. Zaia, che era accompagnato da Giampietro Ghedina, sindaco di Cortina, ha insistito per la sua mediazione, i “Giochi delle Alpi”, quasi convincendo i torinesi (il sindaco Appendino e il governatore Chiamparino). Ma Milano ha ribadito ancora una volta che non può rinunciare alla firma, sull’onda dei successi riscontrati con l’Expo ed altri eventi. Tale è stato il pressing lombardo che gli stessi Zaia e Chiamparino hanno fatto intendere, a un certo punto, quasi sbottando, che il sindaco Sala deve abbassare un po’le ali. Sala però non c’era; lo rappresentava l’assessore Roberta Guaineri. Ecco, dunque, che Giorgetti ha tirato fuori dal cilindro il suo coniglio: il coordinamento della candidatura sarà del Governo. Ma il nome? Ecco il punto, il problema rimasto insoluto. «La decisione sarà presa il 18 settembre», ha precisato l’esponente di Governo, «siccome il garante finale è il Governo, faremo un’ultima valutazione».



Il 19, infatti, la comunicazione sulla candidatura va fatta a Losanna, al Comitato Olimpico Internazionale. E a questo proposito Zaia è stato perentorio. «Per noi continua a essere valida la candidatura del tridente, anche se c’è da dire che il tema della comunicazione a livello internazionale è importante: non può uscire una sola realtà, ma tutte e tre le realtà insieme» , ha detto, aggiungendo: «Il 19 settembre dobbiamo arrivare a Losanna con una candidatura forte che può competere con le altre, perché l’obiettivo è portare a casa l’investitura per il 2026».



Riuscirà Giorgetti a trovare la “quadra”? Commento dello staff di Zaia: «Giorgetti proverà a conciliare l’inconciliabile. Ma… ci riuscirà» . I problemi, tuttavia, sono pure altri. C’è, ad esempio, la questione di sostanza della «proposta complessiva», ha spiegato Giorgetti. «Uno dei temi che abbiamo posto era come si potesse fare sinergia tra diversi territori, ovviamente bisogna capire se con tre diverse location i costi non cambiano, diminuiscono o aumentano». Sono dubbi che vanno sciolti, «perché sono anche dei cittadini che ci hanno eletto».



Il Piemonte, evocando il tema della sostenibilità, insiste per riavere il bob, come nel 2006. Ma Cortina non rinuncia, disponendo della pista più storica e di un sodalizio di appassionati ormai consolidato. Zaia è stato preciso: noi crediamo nel dossier presentato, resta valido per Cortina lo sci alpino, lo skeleton, il bob e lo slittino. Poco spazio, dunque, per la discussione su questo punto. «Siamo comunque fiduciosi», ha concluso Giorgetti, «a oggi posso dire che ci sono più certezze che dubbi». Il 19 settembre a Losanna il Coni dovrà riferire sulla candidatura italiana, a partire appunto da come si chiamerà; ci sarà tempo, invece, per affrontare le altre tematiche. Tra le quali, l’approfondimento in termini di valutazione costi-benefici. L’importante, ha sottolineato Giorgetti, è che «rispetto a uno standard consueto per la prima volta vogliamo sperimentare una candidatura diffusa sul territorio» , con una regia in campo al Governo. Una soluzione pienamente condivisa dal Coni. Ma è singolare che Giovanni Malagò, il presidente, nelle ultime 48 ore sia rimasto in silenzio. Almeno in pubblico. Al tavolo delle delegazioni, invece, la sua vivacità non si è fatta attendere. «Caro Giorgetti», ha detto ad un certo punto, «o sono in conflitto d’interessi: ho casa a Cortina e mia figlia vorrebbe sposarsi a Cortina. —



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