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Il dialogo cristiano - islamico «per esorcizzare le paure»

Presentata in Diocesi la Giornata che si terrà sabato prossimo a Col Cumano L’imam Frague: «Noi crediamo nei valori della pace e della solidarietà»

Lina Beltrame
2 minuti di lettura

BELLUNO

«Conoscersi, frequentarsi, parlarsi, dialogare, alzare lo sguardo al di sopra della fede di ciascuno, della religione, nel rispetto della dignità umana, con l’impegno concreto di guardare con fiducia al futuro e di costruire insieme»: riflessioni, esortazioni, auspici emersi ieri, nella Curia diocesana, nell’annunciare la “Giornata per il dialogo cristiano islamico”.

Si celebrerà sabato prossimo, al Centro “Papa Luciani” di Santa Giustina Bellunese, dalle 15.30 alle 19.30, durante un intenso pomeriggio di proposte e interventi: dal vescovo Renato Marangoni all’Imam della Comunità islamica bellunese Hasan Frague, dal sindaco di Santa Giustina Ennio Vigne al presidente della Provincia Roberto Padrin.

E ancora, Paolo Frizzi, Hamid Zariate, Abdellah Neguin, Patrizia Burigo e tra un dibattito e una relazione, the alla menta marocchino e un rinfresco etnico.

A portare gli spettatori “oltre gli stereotipi”, si proietterà un video fatto di momenti importanti del percorso di pace.

È questa la diciassettesima giornata del dialogo cristiano islamico, celebrata a livello nazionale, che il documento ufficiale di Roma, introduce con la preoccupazione dell’islamofobia che colpisce con toni sempre più accesi la nostra società.

Un timore che anche il vescovo di Belluno-Feltre, Renato Marangoni, ha espresso con riflessioni più pacate: «Non lasciamoci spaventare – ha esortato– da ciò che sembra “remare contro”, che è sempre all’insegna di paure, di fantasmi molto costruiti, esorcizziamo queste paure: facendo un po’ di viaggio insieme nel dialogo, ci accorgeremo di essere diventati “altro”». Un concetto che è stato ripreso anche dall’Imam Hasan Frague, presidente della Comunità islamica bellunese. Ha citato le molte manifestazioni di solidarietà, fratellanza e aiuto che sorgono spontanee tra cristiani e islamici, ribadendo con convinzione: «Noi tutti crediamo profondamente nei valori di pace, di amore, di solidarietà e nel dialogo che ha portato nuovi compagni di viaggio» E fra i nuovi compagni di viaggio, della “Giornata del dialogo” è entrata l’associazione Bellunesi del Mondo che da sempre si occupa di emigrazione e di emigranti, mentre le scuole bellunesi partecipano all’evento, già dal secondo anno, con il titolo “Viaggio e dialogo”.

Sabato mattina, dalle 11 alle 13, riempiranno il teatro “Giovanni XXIII” per un dibattito allargato anche ad altri studenti della Provincia in video conferenza: saranno invitati a fare domande, ad esprimere le proprie paure per incanalarle verso la conoscenza dei diritti umani.

«È un momento importante per tutti i ragazzi– ha affermato Franco Chemello, referente delle scuole in rete dell’Ufficio Scolastico Provinciale – è l’occasione per una conoscenza approfondita sulle popolazioni, per togliere, attraverso il dialogo, i pregiudizi che spesso nascono dal contrasto di ciò che si dice a scuola e ciò che si dice a casa, sia nelle famiglie italiane che in quelle islamiche».

Nonostante le difficoltà che spesso ha incontrato, è senz’altro positivo l’intervento di Assia Belhadj, mediatrice culturale, di origine algerina, da 11 anni cittadina italiana.

Ha parlato del suo rapporto con i figli: «Ai bambini – ha detto – serve più l’esempio delle azioni, che tante parole. Importante è che comprendano che si può vivere bene insieme, indipendentemente dalla religione, si deve trasmettere il valore che diamo all’umanità, al rispetto, attraverso la conoscenza reciproca, il dialogo, la solidarietà».

Si è sollevato il problema della cosiddetta “Moschea” alla Caserma Piave che ha scatenato diverse polemiche. Aziz Elaamari, portavoce della comunità (si calcolano circa 6000 musulmani in provincia), ha ribadito che quel luogo non è una moschea, è un centro culturale, dove si tengono corsi di lingua italiana per adulti e bambini, conferenze, corsi di formazione, un “centro-giovani”, un luogo di feste. Quando è il momento della preghiera, il mussulmano utilizza il luogo ove si trova: può essere il supermercato, l’aeroporto, un parco pubblico... E il vescovo ha concluso citando il Concilio Vaticano II, dove si dà importanza “alla libertà religiosa che la Chiesa favorisce” . —

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