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Paritarie, l’ira dei vescovi «I tagli? Laicità partigiana»

Il capo della diocesi di Chioggia Tessarollo attacca la Manovra e critica la Regione E gli altri presuli veneti si uniscono e rincarano la dose: «Un autogol dello Stato»

di Marta Artico
3 minuti di lettura
VENEZIA. «Chiederei alle 500mila famiglie italiane che si vedono costrette a “rinunciare” al loro diritto di scelta educativa dei figli, di ricordarselo bene alle prossime elezioni e dare un calcio a chi ci sta governando». Adriano Tessarollo, vescovo di Chioggia e presidente della Commissione ecclesiale triveneta per scuola, università e educazione, sintetizza, con parole forti, l’ira dei vescovi veneti contro i tagli, a cascata, del Governo e della Regione alle scuole paritarie. I vescovi del Triveneto, a partire dal presidente della Conferenza episcopale, il Patriarca Francesco Moraglia, stigmatizzano la scelta, della quale si dicono delusi.

“Laicisimo partigiano”. Tessarollo, che già a maggio dalle colonne del settimanale diocesano Nuova Scintilla aveva acceso i riflettori sulle “leggi economiche capestro” che fanno morire la scuola paritaria, punta il dito contro il «laicismo partigiano che discrimina». Una mannaia “ideologica” quella decisa a Roma, sulla quale non si è vigilato.

Un tema, quello dell’educazione, che sta molto a cuore a tutta la Conferenza episcopale triveneta, che già in passato ha lanciato l’allarme invitando gli enti a più livelli a versare i contributi stabiliti per legge, che invece sono sempre più a rischio. Il vescovo Tessarollo ha scelto Facebook per criticare la manovra finanziaria calata dall’alto.

Se questa è democrazia. «Tempi duri per i nostri “asili”», si legge nel j’accuse pubblicato la scorsa notte, «cioè le scuole materne paritarie. Dalle informazioni apprendo che la Legge di Bilancio 2018 ha tagliato 50 milioni dalla sovvenzione alla Scuole Paritarie. E mi risulta anche che i 50 milioni per le scuole dell’infanzia paritarie c’erano al Senato e anche nel passaggio alla Camera e poi sono spariti». Il vescovo di Chioggia si domanda se «questa è democrazia». Tessarollo più di altri ha seguito la partita delle scuole paritarie e difeso la libertà di scelta nella “questione educativa”. «Quasi mille tra Camera e Senato», prosegue «cosa stanno a fare se poi basta un blitz di qualcuno per cambiare, e i nostri rappresentanti non sentono il bisogno di chiedere chiarimenti sulla fine che hanno fatto le loro scelte in Camera e Senato». Una sferzata a cerchi concentrici. Da una parte il Governo e i suoi organi che hanno fatto sparire il denaro con un colpo di magia, dall’altra i rappresentanti politici locali, che non sono riusciti a impedirlo.

Appello ai genitori. Il vescovo di Chioggia si rivolge alle famiglie dei bambini che frequentano le paritarie, invitandoli a pensarci bene, in vista delle elezioni politiche, prima di esprimere il proprio voto e confermare qualcuno che non lascia loro la possibilità di esprimere la libertà nell’educazione dei figli, mettendo in ginocchio asili e istituti. «Care famiglie, il prossimo anno pagherete i rincari, o chiuderemo tante altre scuole materne paritarie con soddisfazione di tanti parlamentari ai quali non gliene importa proprio niente delle nostre scuole, in nome della partigiana laicità che ci discrimina». Dito puntato anche contro palazzo Balbi: «Mi dispiace che anche la Regione sia rimasta a 31 milioni e non sia giunta ai 36 del passato».

Un calcio al Governo. «Io direi ai genitori di iscrivere subito gli 81.000 bambini dai 3 ai 6 anni alle statali o comunali e lasciare che vi provvedano loro, e chiederei alle 500mila famiglie italiane che si vedono costrette a “rinunciare” al loro diritto di scelta educativa dei figli, di ricordarlo bene alle prossime elezioni e di dare un calcio a chi ci sta governando facendo queste scelte, ma anche a quei parlamentari che nulla hanno fatto per voi, e forse neanche lo vogliono fare in nome del loro laicismo partigiano (cioè molto di parte)». Conclude Tessarollo: «O dobbiamo sempre tacere e sparire».

Cipolla critico. «L’ulteriore taglio operato dalla Legge di Bilancio sui contributi alle scuole dell’infanzia paritarie va stigmatizzato sul piano del principio di giustizia sociale», chiarisce il vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla. «Quello dell’istruzione è un servizio che le comunità cristiane e altri soggetti, anche non ecclesiali, svolgono a favore della collettività, concretizzando il principio di sussidiarietà orizzontale. Si tratta di un autogol dello Stato che, tralasciando il criterio del costo medio per alunno, fa credere ai cittadini di risparmiare mentre rischia di doversi sobbarcare una spesa ben più elevata rispetto alle briciole che concede alle paritarie. Il taglio dei contributi ora rischia di scaricarsi sulle famiglie».

Il tentativo di Moraglia. «A nome dei vescovi del Triveneto», ha fatto sapere il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, presidente della Conferenza episcopale «mi sono mosso ai livelli più alti nel momento in cui si stava trattando il capitolo inerente i finanziamenti alle scuole paritarie e ho fatto presente di essere venuto con rammarico a conoscenza del taglio. Ho sottolineato il servizio prezioso delle nostre scuole pubbliche paritarie, un servizio particolare perché vengono accolti tutti i bambini, perché supporta le famiglie in difficoltà che devono portare i figli mezz’ora prima o dopo a scuola e che abbraccia due terzi dei bambini del veneto».

«Sono sorpreso dispiaciuto e preoccupato», rincara il vescovo di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo, «perché si pensava che il valore e l’importanza delle scuole paritarie fosse riconosciuto, nessuno si mette in tasca denaro, è un servizio reso alle famiglie, le parrocchie ci rimettono di tasca propria per far quadrare i bilanci. Tra l’altro così facendo lo Stato spenderà di più, pertanto per me è una manovra incomprensibile, come è incomprensibile che fondi stanziati in Senato e Camera siano spariti». Infine il vescovo di Treviso, Gianfranco Agostino Gardin: «Questo taglio ci penalizza non come comunità cristiane, ma perché è un servizio reso alle comunità, specialmente se teniamo conto che in Regione la scuola paritaria (parlo soprattutto dell’infanzia) è l’unica a disposizione. Siamo delusi, le parrocchia non sono floride, soffriamo la denatalità, il contributo dello Stato era ossigeno indispensabile per respirare e c’è il rischio che altre scuole chiudano».

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