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Contratti di solidarietà all’asilo

La parrocchia tira la cinghia, le maestre si tagliano lo stipendio e salvano il posto

di Rubina Bon
2 minuti di lettura

RONCADE. Da maestre d’asilo fino a ieri a tempo pieno a insegnanti oggi a orario ridotto. A far scuola in questi giorni con la decisione di mettere in salvo tutti i posti di lavoro lanciando per ciascuna delle maestre in servizio il “salvagente” di un contratto di solidarietà – con la conseguente riduzione per ciascuna delle 17 insegnanti in cattedra dell’orario di lavoro – è l’asilo parrocchiale paritario di Roncade. A monte della difficoltà finanziaria che vede messa in croce nella Marca un’altra scuola dell’infanzia paritaria, è il calo degli alunni iscritti. E ancor prima il tonfo della denatalità che ha costretto negli ultimi dieci anni gli asili trevigiani a fare i conti con un crescendo di banchi vuoti. E pesa anche l’ormai cronica questione dei ritardi nell’erogazione dei fondi ministeriali e regionali.

Puntando la lente sull’asilo di Roncade sono 100 i bambini quest’anno in classe alla materna. E 20 al nido. Mentre appena cinque anni fa a rispondere all’appello ce n’erano più di 160: «Nascono meno bambini dappertutto», spiega il parroco, don Roberto Trevisan. Meno alunni, meno maestre? Alla drastica equazione la scuola di Roncade in questi giorni ha risposto: “No” .

La decisione di ricorrere a una unanime riduzione di orario “salvalavoro” per l’asilo non è stata oggetto di alcuna intesa sindacale. Ma solo di una esemplare stretta di mano tra tutte le lavoratrici e la scuola: «Grazie a una riorganizzazione di turni e all’eliminazione di sovrapposizioni, il servizio per le famiglie resta inalterato a parità di retta versata. Soprattutto, non abbiamo licenziato nessuno perché sarebbe stato un delitto», mette in chiaro il parroco don Roberto.

Il caso della materna di Roncade non è che la punta di un iceberg di una generale situazione di affanno economico che ha colpito la scuola dell’infanzia paritaria da anni in sofferenza. Con gli asili costretti a mettere le toppe attraverso iniziative di sostegno economico – raccolta fondi, mercatini, lotterie parrocchiali – pur di tamponare i ritardi nell’erogazione dei contributi del Miur e della Regione.

A mettere il dito nella piaga del calo delle iscrizioni/nascite e insieme dell’attesa infinita dei contributi pubblici è il presidente della Fism di Treviso, la Federazione italiana scuole materne paritarie, Francis Contessotto: «I ritardi nell’erogazione dei contributi e l’entità dei contributi stessi non permettono di gestire le scuole», spiega. «Ecco che le scuole si ritrovano a lavorare dal punto di vista economico in una situazione di apnea. Che incide sul loro bilancio. Per non aumentare le rette le scuole dell’infanzia paritarie stanno facendo i salti mortali, attivando tutte le iniziative utili. Non ultima quella dei dipendenti che rinunciano a parte del loro orario di lavoro pur di fare in modo di non licenziare nessuno».

Alessandra Vendrame

©RIPRODUZIONE RISERVATA.

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