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Scure sui vitalizi con la riforma Fico Tagli fino all’86% agli ex deputati

La delibera voluta dal M5S è uno tsunami sugli assegni Il vicepremier Di Maio: «Il governo vuole cancellarli»

Albino Salmaso
2 minuti di lettura

PADOVA

I vitalizi? La riforma Fico è uno tsunami, con tagli dell’80%. «Tra una settimana non esisteranno più» aggiunge Luigi Di Maio, vicepremier del M5S, che ha rinsaldato il suo rapporto con Tito Boeri, presidente dell’Inps, in carica fino al 2019. «Devo dire che sulla collaborazione istituzionale per vitalizi e pensioni d’oro stiamo andando bene, su altre cose non siamo d’accordo» ha detto ieri il leader grillino, che pensa di portare le pensioni minime a 750 euro mettendo mano al “tesoretto” di 40 milioni l’anno recuperato dal taglio dei vitalizi.

Nelle stesse ore, Roberto Fico, presidente della Camera, ha accelerato l’iter per approvare la delibera che dal 1 novembre taglierà gli assegni agli ex deputati e ha comunicato che il confronto con il Senato «proseguirà prioritariamente tra le presidenze dei due rami del Parlamento».



Insomma, Fico punta al confronto diretto con Elisabetta Alberti Casellati, rientrata ieri dalla missione negli Usa, che ha sollecitato maggiori garanzie sull’iter legislativo: «Se si troverà la formula giuridica giusta il taglio si farà» ha detto la presidente che ha affidato a una delegazione il compito di lavorare «assieme ai rappresentanti della Camera». Fico, l’altro ieri, invece ha scelto il confronto diretto e ha escluso questori e segretari dal “negoziato” istituzionale.



Cosa prevede la riforma del M5S? Il passaggio dal retributivo al contributivo è uno tsunami: a scorrere l’elenco con i nomi dei 1405 ex deputati (un centinaio in Veneto), emerge che i tagli sono pesantissimi: si va dall’86% di Giovanni Migliorini, ex Pci, che nel portale storico della Camera compare come ex sindacalista: il suo vitalizio dovrà scendere a 677 euro contro i 4.725 euro attuali. Insomma, dal benessere alla povertà, tanto che la riforma Fico fissa a 904 euro netti l’importo minimo. Per restare al Veneto, ancora più drastico il taglio che subirà Antonio Zanforlin, ex Dc di Rovigo, che si trova con 585 euro di assegno mentre il vitalizio è di 3.100 (lordi). Condizioni analoghe per Amelia Casadei, ex Dc, mentre Domenico Ceravolo, ex Pci, ex Psiup, potrà contare sull’assegno di europarlamentare per integrare i 1. 370 euro che Fico ha previsto di assegnargli fra quattro mesi.

Che la questione sia delicatissima, lo conferma Susanna Camusso, segretaria Cgil, che ieri al «Corriere della Sera» ha sbarrato la porta sia ai tagli dei vitalizi che delle pensioni d’oro: i diritti acquisiti non si toccano o non ci sarà un argine alla deriva, dice la Camusso.



Di Maio e Boeri invece parlano di «privilegi da eliminare» e la riforma elaborata rovescia ogni schema. Si salvano solo i “padri” della prima repubblica, i big della Dc, Psi e Pci. Carlo Fracanzani, ex ministro della Dc, grazie alle sue 7 legislature continuative si ritrova con 7.300 euro mentre oggi il vitalizio è pari a 10 mila euro, con un taglio del 26 per cento mentre il filosofo Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia e deputato Pci nella VII e VIII legislatura subirà una decurtazione pesantissima del 67% passando da 4.700 a 1.500 euro. Sarà una stangata anche per l’ex ministro degli Esteri Gianni De Michelis con assegno dimezzato, mentre riesce a mantenere lo status quo Aldo Brancher, cresciuto alla scuola di Berlusconi, deputato di Forza Italia con delega ai fondi delle aree confine: subirà un taglio dell’8%, con una perdita di 100 euro.

Insomma, la riforma Fico penalizza chi a Montecitorio ci ha messo piede per pochi mesi e una sola legislatura. La delibera verrà approvata il 12 luglio, poi sarà guerra nelle aule di giustizia. Giustina Destro, ex sindaco di Padova, è lapidaria: no comment, è solo un colpo alla dignità della politica. –



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