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Una babele di ordinanze e canali come autostrade Troppi allarmi inascoltati e manca la prevenzione

l’analisi Il giorno dopo la tragedia, è l’ora dell’indignazione. «Mai più», promette il sindaco Brugnaro. «Servono regole più severe», tuona il presidente della regione Luca Zaia. Ma proprio la «non...

Alberto Vitucci
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l’analisi

Il giorno dopo la tragedia, è l’ora dell’indignazione. «Mai più», promette il sindaco Brugnaro. «Servono regole più severe», tuona il presidente della regione Luca Zaia. Ma proprio la «non azione» di Regione e Comune negli ultimi anni, oltre alla babele spesso inutile di ordinanze, regolamenti e divieti, è la concausa del caos di oggi. Laguna ridotta ad autostrada, da un traffico eccessivo e senza regole, niente controlli su velocità e moto ondoso, e norme fatte apposta per essere aggirate. L’incidente di venerdì notte può essere anche dovuto a una tragica fatalità. Ma il numero degli impatti e gli allarmi inascoltati devono far riflettere.

MOTORI TROPPO POTENTI

La laguna è area delicata e soggetta a salvaguardia, protetta dalle Direttive europee e dall’Unesco, ma nelle acque lagunari non esiste alcun limite di potenza per i motori. A bordo di un leggero barchino si può montare anche un propulsore da 200 cavalli. Capace di raggiungere in acqua i 100 chilometri l’ora. Lo usavano un tempo solo i contrabbandieri e i pescatori di frodo. Adesso la moda è diffusa.

I CAVILLI

«Ci hanno demolito ogni forma di controllo efficace», si sfoga un operatore di polizia. Non c’è più la norma del «fermo» del mezzo che supera i limiti di velocità. È stato cancellato dal regolamento della Provincia – oggi Città metropolitana – l’obbligo per i motoscafi di avere a bordo il Gps. I motoscafisti hanno fatto ricorso e gli enti pubblici si sono adeguati. Ritirato anche il controllo con la macchina fotografica. «Una volta rallentavano quando ci vedevano», continua il poliziotto, «ora non più».

LE COMPETENZE

In tanti comandano in laguna, ma nessuno si prende la responsabilità di quello che succede. Così l’Enac ha competenza sulla darsena dell’aeroporto. I comuni di Venezia e Chioggia sulle loro acque interne, la Capitaneria di porto sui canali marittimi, il Provveditorato alle Opere pubbliche (ex Magistrato alle Acque) sulla laguna, la Città Metropolitana (ex Provincia) sui regolamenti e le licenze.

I KAJAK

La tragedia arriva, ironia della sorte, proprio nei giorni in cui è scoppiata la polemica sul divieto di musica nei barchini e di circolazione ai kajak nei canali lagunari. Protestano le associazioni. Il nuovo regolamento è in vigore da tre giorni. Evidentemente non aiuta a prevenire incidenti e tragedie.

LA PREVENZIONE Anche questa parola dimenticata, che si ripesca solo il giorno dopo gli incidenti. «Non sanno le regole di base». Occorre educazione, non soltanto nelle scuole.

GLI ALLARMI

Il 21 giugno scorso la Nuova pubblicava l’ennesima denuncia sul Far West in laguna e il mancato rispetto delle regole. Una mappa che vedeva segnate con «bollino rosso» tutte le aree dove la situazione è pericolosa. E dove «Onda zero» , operazione annunciata dal Comune per reprimere il moto ondoso, non funziona. In primo piano, proprio l’area davanti a Sant’Elena e quella davanti a Sant’Andrea. Da allora non è cambiato nulla. —

Alberto Vitucci

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