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Appello di pace del Patriarca «La guerra non si ripeta più»

A Quero la cerimonia per commemorare le vicende belliche nel Basso Feltrino Zanolla: «Quella tragedia si è abbattuta anche sulle nostre piccole comunità»

di Dante Damin
2 minuti di lettura
QUERO VAS. «Qui per ricordare, affinché la guerra non si ripeta mai più». Le parole del Patriarca di Venezia sono risuonate forti e chiare, prima in piazza Marconi, poi nella chiesa, ma il messaggio è stato trasmetto ai presenti anche da tutte le autorità, dal sindaco di Quero Vas Bruno Zanolla al primo cittadino di Alano Serenella Bogana, senza tralasciare le altre.

In occasione del centenario della Grande Guerra a Quero si sono infatti svolte le commemorazioni di quel periodo storico e in particolare modo del momento nel quale il conflitto aveva coinvolto il paese e l’intero Basso Feltrino dopo la disfatta di Caporetto: sul Monte Cornella, il 21 novembre del 1917 la resistenza dell’esercito italiano risultò infatti decisiva per le sorti del conflitto.

La cerimonia è iniziata in piazza Marconi, dove oltre ai sindaci dei due comuni del basso Feltrino erano presenti il sindaco di Feltre Paolo Perenzin, il senatore Giovanni Piccoli e il Patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia. Era presente anche una classe della scuola elementare di Quero e i rappresentanti delle varie associazioni d’arma, dagli alpini ai carabinieri, senza tralasciare una delegazione straniera dall’alta Baviera: tutti accompagnati dal suono della banda Setteville.

Le parole del sindaco Zanolla hanno aperto le commemorazioni: «Il conflitto mondiale – ha ricordato il primo cittadino – è stato una tragedia per tutti e cent’anni fa si è abbattuta anche su una piccola comunità come Quero. Siamo qui per ricordare il sacrificio di tanti ragazzi, anche della Brigata Como, che si consumò nei giorni compresi tra il 14 e il 17 novembre 1917 sul Monte Cornella, decisivo per il consolidamento della resistenza sulla linea del Monte Grappa».

Zanolla ha poi ricordato che Quero fu al centro di episodi anche nel seconda guerra mondiale, «quando la frazione di Schievenin venne rasa al suolo», richiamando i presenti, soprattutto i più giovani, alla responsabilità civica, nel ricordo di quei ragazzi «che diedero la vita per la libertà di tutti». Il senatore Piccoli ha poi preso la parola, ricordando le «sofferenze inenarrabili» di quel periodo, che deve però fungere da esempio per «promuovere la pace», concetto ribadito pure dal sindaco Bogana, la quale ha ricordato che «va reso onore a quelle persone che si sono sacrificate per rendere l’Italia un paese libero e democratico».

L’intervento del Patriarca, che ha ripreso le parole di Zanolla ha chiuso la prima parte della cerimonia: «La grandezza non si misura in numeri, ma in gratitudine – ha detto monsignor Moraglia – e per questo Quero non è una piccola comunità. Molti giovani si sacrificarono per tutti, negli ideali di pace e speranza».

L’alzabandiera davanti alle lapidi poste all’esterno del municipio ha preceduto la cerimonia religiosa. Qui il Patriarca ha ribadito la necessità di trasmettere ai più giovani i valori di pace e di giustizia, condannando la guerra come mezzo di risoluzione dei problemi, concludendo con le parole di Papa Francesco: «Le relazioni tra i popoli non devono essere dominate dalle armi».

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