Parroci del Libertà spaventati«Niente messa la notte di Natale»

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Don Giovanni Lorusso: «Dopo una certa ora scatta il coprifuoco. Nella parrocchia
di Santa Cecilia, abbiamo deciso di non celebrare più la messa del 24 dicembre

La notte di Natale, nella chiesa di Santa Cecilia, non verrà celebrata la messa. Il vice parroco, don Giovanni Lorusso, si stringe nelle spalle ed ammette: «Dopo una certa ora c’è il coprifuoco. Abbiamo deciso di eliminare la celebrazione della sera perché ormai, complici anche le abitudini dei baresi, ci sarebbe venuta pochissima gente». La parrocchia – un grande edificio bianco – sorge in via Dante ed è una delle cinque del quartiere Libertà.

Anche la Chiesa in difficoltà

Nel rione più popoloso del capoluogo, «colonizzato» negli ultimi anni dagli immigrati favoriti dagli affitti a prezzi contenuti ma spesso irregolari, anche la Chiesa è in difficoltà. I parroci sono in prima linea per provare a favorire una difficile integrazione, ma il loro lavoro è difficile. E spesso si sentono abbandonati. Nonostante i maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine, anche i preti-coraggio, abituati ad essere in trincea, cominciano ad aver paura. «Venerdì ho chiuso la chiesa alle 21.45 e mi sono fatto accompagnare all’auto», racconta don Marco Simone, parroco di San Carlo Borromeo. Il suo ufficio poche notti fa, dopo un incontro in parrocchia con il sindaco Antonio Decaro, è stato oggetto di un raid vandalico, opera probabilmente di gente del posto. «La sera qui è diventato terribile – continua - Abbiamo tutti paura. C’è poca luce, non cammina più nessuno. Qualche volta ho visto immigrati armati di bastoni. E’ una realtà con la quale conviviamo ma non è facile. Ho denunciato più volte il fenomeno delle “case alveare” e la prostituzione fra le donne della comunità africana, ma non accade nulla. L’incontro dell’altra sera con il sindaco è nato proprio perché volevo che venisse a rendersi conto della situazione. E’ stato positivo ma i problemi restano, non solo con i migranti, come conferma l’atto vandalico. Mi faccio coraggio e vado avanti ma ci sentiamo soli». Sul fronte integrazione l’attività più intensa viene portata avanti dall’Opera Salesiana del Redentore. «Abbiamo una scuola di italiano per i migranti, un progetto di laboratorio per 10 minori non accompagnati e percorsi di integrazione – dice il direttore don Francesco Preite - i risultati ci sono ma abbiamo bisogno di un impegno forte da parte della politica, non solo a livello comunale ma anche nazionale ed europeo. Nelle realtà piccole i problemi si avvertono di più». Il ragionamento continua a filare: «Nel quartiere c’è un evidente disagio sociale e la criminalità locale cerca leve e le trova nei più disperati. Ho apprezzato - sostiene don Francesco - il master plan dell’amministrazione sul Libertà, ma ci vogliono anche politiche formative per permettere a questa gente di entrare nel mondo del lavoro».

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27 novembre 2017 2017 ( modifica il 27 novembre 2017 2017 | 07:27)