Emiliano su Ilva: «Il governonon ci ferma con le intimidazioni»

diRedazione online

Il presidente della Regione lo scrive sulla propria pagina Facebook. Poi spiega: «Il ricorso della Regione non ferma la vendita della fabbrica. E rivolgersi ai giudici non è da irresponsabili. Con ArcelorMittal impossibile la decarbonizzazione»

«Rassicuro i miei cittadini che le intimidazioni non avranno alcuna influenza sulla nostre decisioni». Lo dice sul caso Ilva il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il governatore, sulla propria pagina Facebook, annuncia: «Andremo avanti senza paura, per chiedere la decarbonizzazione dell’Ilva in coerenza con gli obblighi internazionali dell’Italia stipulati a Parigi e per tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini» e «per evitare che Taranto debba morire per lavorare».

«Il ricorso non sospende la vendita»

Emiliano, dopo la decisione del ministro Carlo Calenda di sospendere il negoziato sulla vendita dell’Ilva a causa del ricorso della Regione e del Comune di Taranto, ha divulgato una nota con la quale spiega i motivi della decisione di rivolgersi ai giudici amministrativi. «Innanzitutto — dichiara il presidente della Regione — la proposizione del ricorso al Tar di Lecce non priva di efficacia l’aggiudicazione dell’Ilva all’acquirente. La vendita, in ogni caso, è attualmente bloccata dalle indagini dell’Unione Europea sulle concentrazioni. Dunque nessun danno può prodursi alle parti, atteso che la vendita non è ancora definitiva e che occorrerà attendere fino a marzo per conoscere il verdetto europeo. Ma anche in caso di annullamento dell’atto impugnato (il decreto ambientale, ndr) l’aggiudicazione rimane intatta». Caso mai il decreto dovrà «essere obbligatoriamente reiterato dal presidente del consiglio dei ministri, correggendone il contenuto secondo le eventuali indicazioni della sentenza».

«Rivolgersi a un giudice non è da irresponsabili»

Insomma, il ricorso non fa perdere tempo. Peraltro, aggiunge Emiliano, «rimane il fatto che rivolgersi ad un giudice per verificare la legittimità di un atto lesivo è un diritto per tutti gli esseri umani ed a maggior ragione per una Regione che ha il dovere di proteggere la salute dei propri cittadini dalle malattie evitabili. Nessuno può legittimamente chiedere a chicchessia il ritiro di una domanda giudiziale intimidendolo prefigurando possibili conseguenze disastrose per l’economia nazione e per il lavoro. Si tratterebbe di un’attività illegittima intesa a coartare la volontà di un individuo o peggio come nel caso di specie addirittura di una Regione e di un Comune. Se il Governo vuole evitare il giudizio ritiri l’atto impugnato e lo corregga secondo le indicazioni della Regione Puglia e del Comune di Taranto avviando il processo di decarbonizzazione dell’Ilva».

La decarbonizzazione

Il governatore aggiunge una considerazione anche sui possibili acquirenti dell’Ilva: «Ricostruire i gruppi (produttivi, ndr) ex novo a carbone come previsto da ArcelorMittal significa non decarbonizzare mai più l’Ilva, neanche nel 2050, data limite prevista dal trattato di Parigi». In questo modo il presidente della Regione manifesta ancora una volta la sua preferenza per il progetto di ristrutturazione e rilancio dell'Ilva presentato dalla cordata concorrente, Acciaitalia, poi risultata perdente nella gara. «Abbiamo impugnato» il decreto «in quanto non risultano le ragioni per le quali il ministero dello Sviluppo economico ha preferito la società Am InvestCo e ha escluso l’altra cordata partecipante, facente capo a Jindal & soci (Acciaitalia, ndr) che indirizzava la fabbrica verso la decarbonizzazione negli anni futuri e abbatteva fin da subito della metà le emissioni».

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30 novembre 2017 2017 ( modifica il 30 novembre 2017 2017 | 18:05)