Il capo di Gabinetto del governatore«Tutto normale, Emiliano informato»

«Ho ancora le quote di capitale perché ho un ottimo rapporto con i fratelli Dell’Olio. Anomalie? Non vedo nulla di strano visto che sin dall’inizio ho informato il governatore Michele Emiliano della partecipazione. E poi non ricopro cariche operative all’interno della società». Claudio Stefanazzi, capo di Gabinetto delle giunta regionale, ha un lungo curriculum legato al business dell’energia e della consulenza commerciale. Nato nel 1970 a Tricase, avvocato d’affari, è stato partner dello studio legale Mazzoni & Associati con specifica competenza nelle rinnovabili, nel diritto societario e in quello bancario. È stato anche consulente per i gruppi Erg ed Eos Windenergy. Nel caso specifico, è azionista (con il 33,33% delle quote pari a un valore di 16.666,67 euro) di Nextnow srl, società di consulenza aziendale, che divide con Gioacchino e Gianmauro Dell’Olio. Quest’ultimo, ironia della sorte, è candidato al Senato per il Movimento 5 Stelle nel collegio uninominale Puglia 1 (Bari e comuni limitrofi). Ovvero un nome scelto direttamente da Luigi Di Maio, candidato premier pentastellato alle elezioni del prossimo 4 marzo (Di Maio ha scelto per il collegio di Bari, alla Camera, un ex seguace di Emiliano, Paolo Lattanzio). Stefanazzi e Dell’Olio soci in affari che si scontrano (con qualche dubbio sul profilo dell’opportunità) in politica. Perché Stefanazzi è dal 29 giugno 2015 il braccio destro e operativo di Emiliano con una retribuzione di 150 mila euro e una partecipazione attiva nel Partito democratico (corrente Fronte democratico). Stefanazzi, lei è in affari con un candidato grillino. Ha ancora quote in una società cointestata.Come spiega questa partnership?«Ho conosciuto i fratelli Dell’Olio nel 2009 a Londra. Qualche tempo dopo sono rientrati a Bari per aiutare il padre nello studio di commercialista. Così abbiamo deciso di avviare una società di consulenza che ha lavorato a pieno fino al 2015 quando sono passato alle dipendenze della Regione». Ma Gianmauro Dell’Olio è da tempo un attivista e seguace del movimento di Beppe Grillo. Ha informato Emiliano?«Non ho nascosto nulla. Anzi, Emiliano sa che abbiamo una società in comune. Ho piena fiducia e stima per i Dell’Olio. Siamo uniti da un vero rapporto di amicizia».Voterebbe per il candidato barese al Senato per i Cinque Stelle?«Come amico certamente. È una persona onesta e competente. Ma ho aderito al Partito democratico e non lo sosterrò». Un capo di gabinetto che ha una società di consulenza (potenzialmente in attività in conflitto) è un aspetto che fa riflettere.«Perché? Ho solo una partecipazione e nessun ruolo operativo o incarico nella società. Prima del 2015 mi occupavo del commerciale. Il mio compito era trovare clienti da supportare per gli investimenti anche nel campo energetico. Ma da quando lavoro con Emiliano la società non ha più nuove commesse. Negli anni 2016-17, in pratica, non ha fatturato altre iniziative». Perché non ha pensato di cedere le quote? Non era il caso di mettere al sicuro la figura di capo di Gabinetto di un magistrato in aspettativa? «Non è vietato dalla legge e soprattutto penso al futuro. Non lavorerò all’infinito per il governatore della Puglia e voglio tenermi le strade aperte. Perché dovrei vendere?». È stato anche presidente del consiglio d’amministrazione di Enterra (contratto di sviluppo per la riconversione del sito ex Eridania di Foggia) titolare di una centrale elettrica a biomasse. «In quel caso mi sono dimesso dai ruoli operativi».

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