La Capitanata nascondiglioideale per aspiranti terroristi

diLuca Pernice

I precedenti arresti dello scorso anno. dal tunisino Sadraoui all’algerino Gasry

La provincia di Foggia sede di cittadini stranieri legati all’Isis. Sembra essere il quadro della Capitanata dopo l’ennesimo arresto di un egiziano accusato di far parte dell’Isis/Daesh e apologia dell’associazione terroristica, aggravata dall’uso di mezzi informatici.
Il 19 maggio dello scorso anno la polizia ha arresto un tunisino di 34 anni Kamel Sadraoui per apologia del terrorismo. Secondo le indagini lo straniero, residente a Foggia svolgeva attività di propaganda dello Stato Islamico tramite la pubblicazione su Facebook di video e post di esaltazione delle azioni compiute dalle milizie della stessa formazione terroristica.
L’otto luglio del 2017 la polizia ha fermato a Foggia un cittadino ceceno di 38 anni Eli Bombataliev nell’ambito di alcune indagini finalizzate alla prevenzione e al contrasto del fenomeno dei «foreign fighters» ceceni dell’Isis, in transito in Italia ed in collegamento con terroristi in Siria ed in altri stati dell’Unione Europea, oltre che con filiere jihadiste caucasiche. Secondo la tesi dell’accusa il ceceno, durante il suo soggiorno in Capitanata, avrebbe cercato di indottrinare alla jihad e reclutare nuovi combattenti facendo proselitismo sempre all’interno della moschea di via Zara a Foggia.
Il 7 dicembre la polizia ha rimpatriato due cittadini albanesi residenti in provincia di Foggia che, secondo gli inquirenti, erano in collegamento con foreign fighters e avevano anche pubblicato, sui social network documenti anti-occidentali ed antisemiti anche in concomitanza con attentati effettuati in Europa rivendicati da un gruppo terroristico.
Il 15 dicembre dello scorso anno sempre a Foggia i carabinieri del Ros hanno arrestato un cittadino algerino, Yacine Gasry, mentre si trovava nella stazione ferroviaria della città in esecuzione di un provvedimento dell’Ufficio esecuzione penale della Procura generale di Napoli. Secondo l’accusa l’algerino, che era stato condannato in via definitiva a quattro anni, nove mesi e 21 giorni di reclusione per associazione con finalità di terrorismo internazionale, avrebbe fatto parte di una rete che forniva sostegno logistico a formazioni terroristiche algerine. Nel 2004, subito dopo gli attentati dell’11 settembre Gasry era stato arrestato nell’ambito di una indagine su una presunta rete di supporto logistico del Fronte islamico di salvezza (Fis) algerino attiva in Italia tra le province di Napoli, Caserta, Vicenza e Milano.

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27 marzo 2018 2018 ( modifica il 27 marzo 2018 2018 | 09:10)