Foggia, arrestato egiziano dell’Isis Ai giovani: «Sgozzate i miscredenti»

diLuca Pernice

In manette il presidente dell’associazione Al Dawa. Sposato con una foggiana, era cittadino italiano. Incitava i bambini al terrorismo e forniva loro materiale «didattico»

La scuola a Foggia dove l’egiziano insegnava

La scuola a Foggia dove l’egiziano insegnava

Gli agenti di Polizia della Digos e della Guardia di Finanza hanno arrestato a Foggia un egiziano di 58 anni accusato di far parte dell’Isis. L’uomo è accusato di partecipazione all’associazione terroristica denominata Isis/Daesh e apologia dell’associazione terroristica, aggravata dall’uso di mezzi informatici. Nel corso del blitz - coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari – gli investigatori hanno anche perquisito i locali di «Al Dawa» un’associazione culturale di Foggia di cui l’uomo era il presidente: gli inquirenti hanno anche sequestrato alcuni conti correnti. Stando alle indagini, l’egiziano – sposato con una donna italiana e che teneva lezione di religione ai bambini del centro islamico di Foggia - sarebbe stato incastrato da alcune pubblicazioni su internet.

. È accusato di aver insegnato a una decina di bambini, ora segnalati al Tribunale per i Minorenni, il concetto di guerra santa, spiegando loro che l'unico modo per ottenere il Paradiso era la morte in battaglia. Per alcuni mesi quelle lezioni sono state intercettate. «Vi invito a combattere i miscredenti, con le vostre spade tagliate le loro teste, con le vostre cinture esplosive fate saltare in aria le loro teste. Occorre rompere i crani dei miscredenti e bere il loro sangue per ottenere la vittoria», diceva l'indagato ai bambini.
Agli atti della magistratura barese ci sono video e documenti, condivisi dal 59enne in rete tramite Facebook, Whatsapp e Twitter, che inneggiano alla jihad, con istruzioni su come costruire armi, nei quali si parla «dell'obbligo di distruggere le chiese e trasformarle in moschee, individuando - spiegano gli inquirenti - l'Italia come obiettivo dell'attività terroristica».

Il ceceno

All'arresto di Abdel Rahman si è giunti grazie alla segnalazione di operazioni sospette compiute dal cittadino egiziano e da sua moglie, Vincenza Barbarossa, di 79 anni, che hanno evidenziato una disponibilità economica dei due sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati, nel periodo dal 2011 al 2017. L'ipotesi è che l'Imam ricevesse il denaro attraverso la cosiddetta «zakat», una sorta di raccolta fondi tra i musulmani che frequentavano la moschea Al Dawa, gestendo il denaro accumulato in maniera poco trasparente. La base dell'attività di propaganda di Abdel Rahman, secondo gli investigatori, era la sede della associazione culturale «Al Dawa», una vera e propria moschea nel capoluogo dauno. L'immobile è stato sequestrato dai finanzieri del Gico sulla base di un decreto di sequestro preventivo d'urgenza emesso dalla Dda di Bari, insieme con tre conti correnti per un valore complessivo di 370mila euro. L'uomo è indagato per associazione con finalità di terrorismo anche internazionale e istigazione a delinquere.

L'inchiesta che ha portato all'arresto a Foggia dell'egiziano Abdel Rahman Mohy Eldin Mostafa Omer, di 59 anni, si inserisce in un più ampio contesto operativo che nel luglio scorso ha portato all'arresto sempre a Foggia di Eli Bombataliev, un militante ceceno dell'Isis, accusato di associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale.

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27 marzo 2018 2018 ( modifica il 28 marzo 2018 2018 | 09:08)