Calenda e l’arte (politica) del blitz

diPeppino Caldarola

Forse la Puglia ha battezzato una stella. Una stella di cui molti parlavano, ma pochi avevano visto. Quando ieri mattina Carlo Calenda, ministro con Enrico Letta, con Renzi e, ora, con Gentiloni, ha deciso di prendere il telefono e di fare una chiamata al sindaco di Taranto e subito dopo, («il tempo di arrivare!»), presentarsi davanti a lui per tentare la trattativa sullo spinoso e doloroso caso Ilva, molti hanno capito che nel cielo della politica c’è qualcosa di nuovo. Calenda è stato fin in fondo nella sua parte. Si è occupato generosamente del caso Ilva memore di essere stato un protagonista del film dedicato al libro Cuore diretto dal nonno Luigi Comencini. Si è ricordato di aver fatto parte della squadra di tecnici messa in piedi da Monti e dallo stesso mandata in mutande, letteralmente, nello spogliatoio. Ha giustificato la frenesie di Renzi che prima l’ha mandato come nostro ambasciatore nella Ue, irritando tutta la diplomazia titolata, poi l’ha richiamato per affidargli il ministero dello Sviluppo.

Quest’uomo ieri ha fatto il colpo di teatro imprevisto, quello che Michele Emiliano, uomo protagonista di storiche improvvisazione politiche, ha chiamato una «scorrettezza istituzionale». Di che parliamo: Calenda ha rotto il fronte del «no» pugliese per trattare con i singoli protagonisti, a partire dal primo cittadino tarantino. Aspettiamo di vedere come andrà a finire, ma da questa vicenda politicamente possiamo estrarre alcune novità. La prima sta nel fatto che Carlo Calenda sta confermando quello che alcuni suoi fan avevano previsto: è un uomo che vuole stare in primissima fila. Lo hanno presentato come il candidato segreto di Silvio Berlusconi. Lo hanno raccontato come il lato destro della costellazione che fa perno sul Pd di Renzi. Ma alla fine lui sta rompendo ogni costruzione e da Taranto sembra dire: volete un uomo forte, uno che decide, uno che ha fatto buone scuole e sa le cose? Eccomi.

Ma è una «scorrettezza istituzionale» l’intrusione del ministro che ha cercato di rompere il fronte messo in piedi da Michele Emiliano? Devo confessare che ormai mi gira la testa quando osservo la politica italiane e i suoi protagonisti. Sono saltate tutte le regole e tutte le convenzioni. Siamo al «tana liberi tutti». Siamo tornati a quella splendida frase di Andreotti che, di fronte a tutte le illazioni su possibili colpi di Stato, rispondeva impassibile. «E’ impossibile, lo Stato non c’è». E dallo Stato che non c’è all’«Etat c’est mois», il passo si è rivelato singolarmente breve. Ma chi forse da ieri comincerà a preoccuparsi è un altro giovane politico. Povero Renzi che oggi, leggendo i giornali, o ieri leggendo i lanci di agenzie, non saprà decidersi se festeggiare il presunto ceffone del suo ministro a Emiliano, suo oppositore nel partito, o il protagonismo di un nuovo pericoloso rivale. Noi invece sappiamo che se Bersani ha la mucca in corridoio, Renzi ha la volpe nel giardino di casa.

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6 dicembre 2017 2017 ( modifica il 6 dicembre 2017 2017 | 10:42)