Visita lampo di Calenda a TarantoRiprende il dialogo ma il ricorso resta

diFrancesco Strippoli

Il sindaco Melucci si era detto disponibile a ritirare l’impugnazione davanti al tribunale amministrativo del piano ambientale del siderurgico, ma il governatore Emiliano lo corregge: «Una stretta di mano non basta»

a Regione Puglia e il Comune di Taranto ottengono ascolto dal governo sulla complicata materia dell’Ilva. Per tentare di neutralizzare il ricorso al Tar presentato da entrambe le istituzioni locali, sarà allestito un tavolo in cui potranno discutere con l’esecutivo delle questioni ambientali e industriali legate alla sorte dello stabilimento tarantino. L’ha promesso il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda parlando direttamente con il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, in una visita lampo a Palazzo di città martedì scorso, dopo un’improvvisa telefonata e nel corso di una sosta tecnica a Grottaglie del volo che da Roma doveva portarlo a Cipro.

Quale tavolo

Quello che non è chiaro – neppure dopo diverse ore dalla mini-trattativa tra il ministro, il sindaco e l’intervento postumo del governatore Michele Emiliano – è di quale tavolo si tratti. Secondo il Comune sarebbe un tavolo specifico allestito da Calenda con gli enti locali pugliesi (non quello già previsto con i sindaci e i governatori di territori di mezza Italia dove l’Ilva possiede stabilimenti). Secondo la Regione sarebbe invece il tavolo centrale, da sempre agognato: quello animato dal governo, dagli aspiranti compratori di Arcelor Mittal e dai sindacati. Il rebus resta per il momento irrisolto. Vi è, però, una certezza: il ricorso di Comune e Regione e il conseguente stop imposto da Calenda al negoziato sull’Ilva, hanno drammatizzato la questione ma hanno riportato sulla scena nazionale le richieste che arrivavano dalle istituzioni locali, con successivo vasto interesse da parte dei media. Circostanza che ha indotto il ministro, su probabile pressione del premier Gentiloni, a riprendere la tessitura politica della trama.

Sì, no, forse

Ad ogni modo, che la questione non sia del tutto cristallina e si registri qualche distinzione tra il sindaco e il governatore si intuisce anche da come si è dipanata la giornata di ieri. Calenda, sceso a Grottaglie, telefona a Melucci e si fa portare a Taranto. L’intesa riesce. Firmano una nota congiunta. Vi si legge che è stato convocato un «tavolo negoziale dedicato a Taranto» (dunque non quello largo cui aspira Emiliano). E poi, più avanti, che il sindaco «ha confermato che al ricevimento della formale convocazione… sarà disponibile al ritiro del ricorso al Tar, previa consultazione anche con il governatore». Emiliano, in quel momento, è a Bari. Reagisce stizzito, perché sembra una retromarcia del sindaco sul ricorso. Si dice «rammaricato per le modalità, tutt’altro che corrette dal punto di vista istituzionale, decise dal ministro». Cioè quasi di soppiatto. La rabbia dura qualche ora, il tempo di capire che l’apertura di Calenda è in ogni caso una vittoria politica. Infatti, nella nota congiunta del sindaco e del ministro si scrive che l’ordine del giorno del tavolo su Taranto comprenderà l’analisi del piano ambientale del decreto (impugnato al Tar), la condivisione del cronoprogramma sulla copertura anticipata dei parchi minerali, la valutazione del danno sanitario, la gestione del fondo per le attività sociali per Taranto, provvedimenti per le aziende dell’indotto, condivisione del piano per le bonifiche, l’istituzione di un centro di ricerca e sviluppo sull’acciaio «carbon free» (senza carbone).

Andare a Canossa

Emiliano cambia valutazione e si sposta a Taranto a parlare con Melucci. Il sindaco, da parte sua, e questa volta assieme al governatore, prende le distanze da quanto riportato sulla nota congiunta (parla della fretta di qualche «addetto stampa» e si riferisce a quello di Calenda). Entrambi, nell’incontro con i giornalisti che tengono a Palazzo di città, spiegano che il ricorso non sarà ritirato alla convocazione del tavolo (quale sia non si spiega) ma solo dopo la negoziazione con il governo. Ovvio, chiarisce Emiliano, che se il governo modificasse il decreto nelle parti considerate illegittime dagli enti locali, il ricorso sarebbe ritirato. «Ma una stretta di mano – avverte il governatore – non basta per chiudere la causa davanti al tribunale amministrativo». La vittoria politica c’è. Il governatore la riassume così: «Un tempo si diceva “andare a Canossa”, ora si dovrà dire andare a Taranto». Secondo lui, il ministro ha chinato il capo. I prossimi giorni spiegheranno di più.

La newsletter del Corriere del Mezzogiorno

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie della Puglia iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui.


Instagram

Siamo anche su Instagram, seguici https://www.instagram.com/corriere.mezzogiorno/

6 dicembre 2017 2017 ( modifica il 6 dicembre 2017 2017 | 16:37)