Mafia, sequestrati venti milioni al boss del clan Dominante di Ragusa

diFabio Giuffrida

Sigilli a immobili, aziende, terreni e conti correnti bancari

Maxi sequestro di beni, emesso dal Tribunale di Ragusa, su proposta della Dia, nei confronti di Giovanni Cilia, 63enne originario di Vittoria, ritenuto appartenente al clan mafioso “Dominante”, aderente alla Stidda e operante nel Ragusano, «cointeressato, mediante propri familiari, in ditte operanti nel settore florovivaistico». Un’indagine su scala internazionale, condotta in collaborazione con l’autorità giudiziaria olandese e con la Procura di Reggio Calabria e diretta a ricostruire l’operatività di un gruppo di soggetti attivi nella zona di Latina e facente capo alla famiglia Crupi, originaria di Siderno e ritenuta affiliata alla potente ‘ndrina dei Commisso, operante a Latina per il tramite della società “Krupy s.r.l.”. Sono stati così acquisiti gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di una presunta organizzazione capeggiata dai fratelli Crupi e dedita all’importazione dall’Olanda di ingenti quantitativi di “cocaina” destinata al mercato italiano, avvalendosi - per il trasporto sia del denaro contante necessario all’acquisto che della sostanza stupefacente stessa - dei camion adibiti al trasporto dei fiori. Il denaro sarebbe stato prelevato dalla Sicilia, Calabria o Campania per poi essere inviato presso la sede di Latina e lì occultato sui camion in partenza per l’Olanda o consegnato direttamente a fidati autisti, fanno sapere gli inquirenti.

Dalle indagini emerge «l’intenso rapporto economico tra i Crupi e Giovanni Cilia, padre di Emanuele (ritenuto prestanome e uomo di fiducia di Rocco Crupi) e di Rosario (formalmente titolare della società Medflor di Vittoria)»: in particolare Giovanni Cilia avrebbe inviato in Olanda, circa due volte a settimana, somme di denaro ai Crupi. È emersa, tra l’altro, una situazione di grande criticità nella gestione e nel funzionamento del mercato dei fiori di Vittoria, «condizionato nelle pratiche commerciali e nell’indotto da illecite logiche di mercato piegate all’imposizione di beni, merci e servizi riconducibili a soggetti ritenuti appartenenti agli ambienti della criminalità organizzata di tipo mafiosa», a danno della libera concorrenza e della sana imprenditoria.

Il patrimonio, sottoposto a sequestro e riconducibile a vario titolo, anche attraverso l’intestazione a congiunti, di Giovanni Cilia, è stimato in oltre 20 milioni di euro. Considerati il provento di attività illecita, comprendono 9 aziende operanti nella provincia Iblea, nel Lazio e in Calabria; un magazzino a Vittoria; una villetta a Scoglitti; 9 appartamenti con annessi garage e terreni; 2 locali deposito a Lamezia Terme; auto, moto e disponibilità bancarie e finanziarie.

19 dicembre 2017 2017 ( modifica il 20 dicembre 2017 2017 | 08:21)