Napoli, i consiglieri del Pd nelle case abusive: «Noi come 80% dei colleghi»

diSimona Brandolini

Sepe e Passaro, esponenti dem della Municipalità: «Il partito ci snobba, ma siamo tanti e pronti allo sciopero del voto»

Gennaro Sepe all’ingresso della sua abitazione

Uno dei due è Gennaro Sepe, alla morte del padre eredita la villetta di famiglia, costruita illegalmente nel lontano ‘83. In pieno post-terremoto a Napoli sorgono interi quartieri fuori dalle regole: Soccavo, Pianura e Chiaiano. «All’epoca quando ti arrivava l’ordinanza di demolizione, se non abbattevi, dopo novanta giorni il manufatto veniva acquisito al patrimonio comunale. Io l’ho scoperto otto-nove anni fa che la mia casa fosse abusiva e che fosse stata acquisita dal Comune. Come me circa 6.000 famiglie» racconta Sepe. Un anno fa hanno ricevuto una lettera dal Comune, in cui si intimava lo sfratto «a meno che non avessimo pagato 9mila euro di fitti arretrati». Ed ecco il paradosso nel paradosso. A Napoli sono 130 mila le pratiche di condono inevase, di cui 35 mila per abusi in zone vincolate. Il Comune, però, chiede i fitti arretrati agli abusivi. «O me l’abbatti o mi dai il condono.

Non mi puoi chiedere i soldi per una casa che non ha concessione edilizia», prosegue Sepe. Ma la questione è ancora un’altra: l’area è sottoposta a vincolo ambientale e nessun abuso può essere sanato. «La mia abitazione — continua Sepe — è stata costruita prima che la legge Galasso vincolasse la zona. E anche la richiesta di condono è precedente. Tant’è che chi si è mosso singolarmente e ha fatto ricorso al Tar contro il Comune di Napoli ha perso. Per questo in 350 ci siamo rivolti al presidente della Repubblica e per questo ci rivolgiamo al ministro Franceschini: contro la retroattività dei vincoli».

Nel raccontare la sua storia a «Tagadà» su La7, Sepe ha lasciato tutti i presenti basiti. Il più critico di tutti un compagno di partito, Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e responsabile nazionale enti locali del Pd. «Non sapevo neanche chi fosse Ricci, mi sento offeso, noi tutti che militiamo in questo partito siamo stati offesi. Ci ha detto che siamo illegali. Scriverò al partito. Tecnicamente è come dice lui. Ma prima che nel Pd, militavo nei Verdi, sono contro gli abusi, ma i Comuni non riescono a bloccarli. Ancora oggi ai Camaldoli stanno costruendo. Perché non si blocca subito? Invece c’è ipocrisia. Ti fanno costruire e dopo quarant’anni rimani nel limbo. Paghi le tasse, ma sei fuori legge». Combattivo Sepe, ce l’ha con il Pd, con Marco Di Lello in primis reo di aver bloccato il ddl anti abbattimenti, di fatto un condono mascherato. «Però poi a marzo verranno tutti a chiederci il voto. Ebbene se non affrontano un problema che è ormai sociale se lo scordassero che andiamo alle urne». I Camaldoli sono una sorta di villaggio in città. Anche le temperature non sono le stesse. Il paesaggio non è urbano, ma quasi di montagna. «Sono abusivo, sì e pentito. Oggi mia figlia laureata che abita al Vomero quasi si vergogna. Ma cosa devo dire? A 23 anni ho vissuto anche in auto, poi in un tugurio con il cesso sul ballatoio. Cosa ne sanno quelli del mio partito?».

Salvatore Passaro è il capogruppo Pd nell’VIII municipalità. Oggi pensionato Anm. A 23 anni, costruisce la sua casa su un terreno della moglie. «Era l’82, al primo condono pagammo la tassa, poi l’Ici e l’Imu, l’autocertificazione, ma non abbiamo le concessioni. Se volessi rendere antisismica la casa non lo potrei fare». Perché per la legge è abusivo. «Ma ho chiesto da anni il condono e la mia pratica non viene discussa». Per una parte del Pd la sua casa andrebbe abbattuta. «Chi non ha vissuto le difficoltà di non avere una casa non potrà mai comprendermi. Questo è il problema del mio partito». Più che un alibi sembra una scusa: «Non lo è - continua Passaro -. Io ho commesso un reato non comprendendone la portata, non c’era Piano regolatore, non c’era nulla, ho costruito su un mio terreno. Buona parte dell’opinione pubblica non lo capisce. Ma Leonardo Impegno ci ha aiutati, De Luca ha un linguaggio di comprensione Ho sbagliato. Ma ho poi seguito un’altra legge dello Stato, il condono. Risultato: non ci possono abbattere la casa ma la nostra situazione non è sanata». Benvenuti nel limbo degli abusivi, su in collina, direzione Camaldoli.

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1 dicembre 2017 2017 ( modifica il 1 dicembre 2017 2017 | 10:04)