Migranti, i nuovi cittadini

diFrancesco Dandolo

Negli ultimi mesi si avverte una certa tensione intorno agli immigrati. L’area di piazza Garibaldi ne è l’esemplificazione più concreta. A gennaio tre ragazzi senegalesi sono stati feriti da bande di camorra che imponevano il «pizzo». È stata coinvolta anche una bambina napoletana, ferita nella sparatoria. In tempi più recenti, in varie occasioni vi è evidenziata la contrapposizione, spesso fomentata per fini strumentali, fra napoletani e migranti. Ma l’emigrazione in Campania, malgrado le semplificazioni e la demagogia cui si ricorre, è fenomeno complesso e in continua evoluzione. Lo mostrano i numeri: a fine 2016, sulla base del Dossier statistico immigrazione del Centro studi e ricerche Idos i residenti stranieri risultano 243.694, che seppure in crescita rispetto all’anno precedente, costituiscono il 4,8% degli immigrati regolarmente presenti in Italia, con un’incidenza del 4,2% sulla popolazione complessiva della regione. Tale cifra è pari alla metà del dato medio a livello nazionale. Non solo: l’apporto degli immigrati al Pil della Campania, lo ha sottolineato di recente la Fondazione Leone Moressa, è maggiore rispetto alle altre regioni del Mezzogiorno. A rendere composito e mutevole il fenomeno migratorio è lo stretto collegamento con la globalizzazione in corso. Da qualche anno il riflesso più vistoso, ma per nulla esaustivo dei flussi migratori in regione, è l’ospitalità assicurata a 14.312 profughi, che colloca la Campania al terzo posto insieme al Veneto e al Piemonte, dopo la Lombardia e il Lazio.

Questo dato non sorprende: già con le «primavere arabe» del 2011 la Campania si caratterizzò per accogliere un consistente numero di profughi. Piuttosto colpisce che da quella prima esperienza, pur segnata da polemiche e proteste, non si sono fatti passi in avanti. Il sistema di accoglienza è ancora in larga parte basato sulle strutture temporanee: sempre nel 2016 in questi centri sono stati ospitati quasi 13 mila profughi, mentre nella rete del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), con cui si dovrebbero promuovere progetti di accoglienza integrata, di piccole dimensioni e diffusa sul territorio, sono presenti 1.325 aspiranti rifugiati. Continua a prevalere un modello emergenziale volto a premiare le offerte economicamente più vantaggiose e le strutture di grandi dimensioni rispetto alla qualità dei servizi da fornire. In particolare, quest’ultimo tipo di accoglienza è molto diffuso proprio nell’area attorno alla stazione ferroviaria di Napoli.

È dunque evidente che manca una strategia che punti all’integrazione dei profughi, in massima parte ragazzi, che possono rappresentare in un futuro abbastanza ravvicinato «i nuovi napoletani» di cui la nostra città e la Campania hanno bisogno. Se solo si considerano le anticipazioni del Rapporto Svimez 2017, la Campania insieme alla Puglia, è fra le regioni meridionali che subirà nei prossimi decenni la maggiore diminuzione della popolazione residente. Aspetto di cui si colgono chiari segnali già oggi con l’intensificazione dei flussi di partenza dei giovani campani. Vale la pena evidenziare che spesso questi ragazzi vengono in Italia soprattutto per studiare. Ne è prova l’entusiasmo che mostrano nell’apprendere la lingua italiana, di cui ne è una chiara dimostrazione la Scuola della Comunità di Sant’Egidio nel Centro storico di Napoli, che accoglie oltre 1100 immigrati ogni anno. La sfida allora è di costruire percorsi comuni orientati alla conoscenza e stima reciproca, aspetti imprescindibili di ogni serio progetto di integrazione.

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4 novembre 2017 2017 ( modifica il 4 novembre 2017 2017 | 15:39)