Fascismo, flessibilità e sarrismo

diGennaro Ascione

C’è uno strano clima. Sarà per via della neve ma anche perché stanno accadendo fatti singolari. Quali fatti? Forza Nuova si è radunata in città domenica scorsa, ma non c’è stato bisogno di difenderla da niente e da nessuno. Eppure fascismo/antifa-scismo è stato uno dei leitmotiv che hanno arroventato questa triste campagna elettorale. E tutto sarebbe andato secondo copione se il rituale dello scontro di piazza tra manifestanti e polizia, che moltissimi davano per scontato, non fosse venuto meno, costringendo a derubricare la violenza dalla voce «antifascismo» dell’agenda mediatica. Venendo meno il refrain degli «opposti estremismi» è apparso evidente che il fascismo e l’antifascismo non solo non sono simmetrici, ma stanno cambiando. Luca Traini, ad esempio, materializza una forma contemporanea, estremamente violenta e pericolosa, di ciò che Umberto Eco definiva Ur-Fascismo, o fascismo persistente: «A coloro che sono privi di una qualunque identità sociale, l’Ur-Fascismo dice che il loro unico privilegio è il più comune di tutti, quello di essere nati nello stesso paese». È chiaro che nel clima ossessivamente xenofobo dell’Italia di oggi non c’è bisogno di appartenere a un’organizzazione politica per compiere un attentato fascista.

Altrettanto chiaro è che l’antifascismo si trova a dover far fronte comune contro l’avanzata di un’estrema destra che è qualcosa di diverso dal populismo, e che richiede una coscienza collettiva del tempo presente maggiormente evoluta. Non a caso Andrej Tarkovskij fa dire allo Stalker, nell’omonima pellicola: «Rigidità e forza sono compagni della morte, debolezza e flessibilità esprimono la freschezza dell’esistenza. Ciò che si è irrigidito non vincerà».

Per fortuna il caso ha voluto che, negli stessi giorni, il Napoli più bello e forte di sempre abbia fornito un esempio cristallino di quali siano i vantaggi della flessibilità. Dopo la triste sconfitta in casa contro il Lipsia in Europa League, la squadra si è resa conto di ciò che non aveva funzionato e ha cambiato diametralmente approccio. È andata in Germania a giocare per la vittoria, sostenuta dai tifosi che la fanno sentire a casa in qualsiasi stadio. Tuttavia, così facendo, il Napoli ha corso dei rischi: in molti avrebbero istituito processi senza appello in caso di mancata vittoria subito dopo le fatiche di Coppa. E invece, per l’ennesima volta, tutti a ripetere che quella appena archiviata è stata senza dubbio la partita migliore della stagione.

A sigillarla, la sublime punizione di Mario Rui. Un calciatore la cui crescita, sia tecnica che tattica, dimostra che il sodalizio tra la squadra, l’ambiente, e la città, è in grado di fare il bello e il cattivo tempo. Letteralmente. Come si spiega, altrimenti, il fatto che mentre l’Italia si fa Siberia, Cagliari diventa un tersa collina subtropicale dove sbocciano madidi i fiori del Sarrismo? Non c’è altra spiegazione plausibile se non quella custodita tra le parole del poeta: «Dove tutto ha senso, c’è sentimento

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28 febbraio 2018 2018 ( modifica il 28 febbraio 2018 2018 | 07:59)