Napoli, tremila con de Magistris: «No al debito ingiusto». Al contro-corteo c’è Casapound e il Pd va via

diFelice Naddeo e Luca Marconi

In piazza Municipio, con il sindaco, anche volti noti come Patrizio Oliva. In piazza Trieste e Trento le associazioni insieme ai democrat la Lega e le ultra destre contro il primo cittadino, che vince la sfida delle presenze denunciando il rischio default

NAPOLI - Le due piazze della city si sfidano a distanza. L’una contro il debito contratto dai commissari straordinari al terremoto dell’80 e all’emergenza rifiuti, l’altra contro il sindaco. E la guerra dei numeri è impari. In piazza Municipio oltre tremila persone hanno risposto all’appello di Luigi de Magistris - con diverse personalità come Patrizio Oliva Franco Roberti o Isaia Sales - contro il «debito di Stato» che minaccia il Municipio, che rischia il default a meno che il Governo non intervenga onorando i patti di Gentiloni sulla copertura del 77% del dovuto al consorzio di imprese della ricostruzione Gr8 ( 85 milioni). In piazza Trieste e Trento, ad appena duecento metri, si è radunata invece una galassia composita con Pd e ultra-destre, due-trecento persone in tutto che criticano l’iniziativa e la politica del sindaco additandolo quale responsabile unico delle gravissime difficoltà finanziarie dell’amministrazione. I dem manifestano accanto alla Lega mentre Fratelli d’Italia è in via Toledo, poi arriva Casapound. E la presenza della sigla di estrema destra scatena una feroce polemica tra i democrat che alla fine abbandonano la piazza: «Ci sono i fascisti - dice il presidente provinciale Tommaso Ederoclite - andiamo via».

Pd e Lega si erano aggiunti solo pochi giorni fa all’appuntamento organizzato da alcune associazioni civiche da sempre critiche con l’amministrazione de Magistris riunite nella sigla “Verità per Napoli”, ed anche qui defezioni all’ultimo minuto: quella del comitato più folto, delle battaglie civiche contro la “movida selvaggia” o senza regole, il Comitato per la Quiete Pubblica e la Vivibilità Cittadina che apprendendo della partecipazione di Casa Pound rinuncia nella notte. In via Toledo, i manifestanti di Potere al Popolo, di “Massa Critica” e del sindacato Usb diretti al Municipio per de Magistris sfiorano il gruppetto di Fratelli d’Italia, qualche slogan e finisce lì. Entrambe le manifestazioni non comprendono Cgil Csil e Uil che, pur ritenendo valide le ragioni della protesta contro il “debito ingiusto” chiedono un intervento straordinario per Napoli ma senza il sindaco de Magistris, vale lo stesso per i Cinque Stelle.

Il sindaco: «Facciamo Storia»


Il sindaco di Napoli interviene con entusiasmo dal palco di piazza Municipio. «È la prima manifestazione contro il “debito ingiusto” in Italia, facciamo Storia. Qualcuno ha provato a dividere la città, ma questa piazza pone una questione che interessa l’intera collettività e gli enti locali tutti. Da qui parte un appello all’unità. La nostra non è una battaglia sul debito, ma una battaglia contro il “debito ingiusto”».

Il concetto riproposto dal sindaco è che non sia giusto «pagare i debiti degli altri», dello Stato, da 85 milioni contratto nel 1981 col consorzio Cr8 della ricostruzione post terremoto e per oltre 60 milioni, lascito dell’emergenza rifiuti di dieci anni fa. E aggiunge: «Siamo arrivati alla vigilia di Pasqua a un centimetro dalla liquidazione. Abbiamo evitato una macelleria sociale nell’ultimo bilancio. Ci attaccano, perché non abbiamo privatizzato nulla, ma la nostra sete di giustizia è superiore alla loro cattiveria». Poi annuncia: «La settimana prossima una nostra delegazione sarà a Roma non col cappello in mano, non a chiedere l’elemosina, ma a chiedere una legge giusta per tutte le città italiane alle prese coi debiti ingiusti». E per Napoli «chiederemo aiuto al presidente Mattarella».

La contro-manifestazione


In piazza Trieste e Trento non ci sono bandiere né vessilli partitici. L’unico segno distintivo è un adesivo distribuito ai partecipanti che recita: «No al sindaco, Napoli libera» riprendendo il maxi striscione che copre il Municipio che dice «No al debito ingiusto, Napoli libera!». Anche il Palazzo del Consiglio Comunale è coperto di striscioni che hanno già fatto litigare il Pd col Pd.

I manifestanti qui non accettano scusanti: da quando de Magistris si è insediato per la prima volta nel 2011, dicono, il deficit comunale è aumentato esponenzialmente malgrado gli aiuti di Stato del 2013 e 2014 (accantonati in bilancio). Ma sui numeri delle finanze comunali pure è battaglia. Il disavanzo è «quadruplicato» - dai contratti swaps della giunta Iervolino - secondo i manifestanti “contro” che hanno tra le loro fila l’economista Riccardo Realfonzo, l’ex assessore alle Finanze che, a sei mesi dall’insediamento della prima giunta de Magistris voleva dichiarare il default. Nell’ultimo bilancio corretto dopo gli interventi sanzionatori della Corte dei Conti tuttavia il disavanzo «presunto» ammonta a 1,6 miliardi, comunque il doppio della cifra che de Magistris ha ereditato nel 2011 dall’amministrazione Iervolino. Contestatissimo anche l’attuale assessore comunale alle Finanze Panini che in un video rifà i conti in favore dell’amministrazione replicando punto per punto alle contestazioni di “Verità per Napoli”.

Il Pd litiga e si ritira, Daniele a Valente: no a sagre di destra


Appena prima dell’arrivo di Casapound i segretari del Pd Napoli e Campania, Massimo Costa e Assunta Tartaglione, si allontanano dalla “contro-manifestazione” in piazza Trieste e Trento. La polemica, ancora una volta in seno ai democrat, esplode sui social. «Avevo avvertito che quella piazza era monopolizzata dalla destra» dice il consigliere regionale del Pd Gianluca Daniele: «La presenza di Casapound che segue le adesioni di Forza Italia e Lega conferma ciò che avevo detto consigliando ad alcuni colleghi di partito, a partire dalla senatrice Valente evidentemente in crisi d’identità, di non aderire a manifestazioni di destra, anche estrema. C’è modo e modo di fare opposizione: io conosco solo quello di incalzare il sindaco. Andare in piazza a prescindere da quello che si dice e dalla compagnia mi sembra una chiara conferma dello stato di sbandamento del PD di Napoli che, se continua così, senza una svolta immediata, non riuscirà mai a recuperare il dialogo con quel popolo della sinistra che ci ha abbandonati. Quanto alle piazze a me piacciono quelle del 25 aprile e del primo maggio che si richiamano a valori nella nostra Costituzione e nella storia della sinistra, al confronto delle quali le piazze di oggi sembrano pessime sagre di paese».

Napoli, tremila con de Magistris: «No al debito ingiusto». Al contro-corteo c’è Casapound e il Pd va via

Il primo ad abbandonare piazza Trieste e Trento è Federico Arienzo, capogruppo del Pd al Comune, che spiega in un post: «Sono andato via, faccio opposizione a questo sindaco con tutte le forze possibili, (ma) lo faccio rispettando la mia idea di mondo e di società e in questa idea spazio per i neofascisti non ci sarà mai».E la consigliera regionale Bruna Fiola: «Vorrei capire e sapere dove, quando e chi ha deciso che il Pd, sia a livello regionale che provinciale, debba partecipare ufficialmente alla manifestazione con la Lega. Ieri addirittura Pd e Lega erano seduti allo stesso tavolo. Perché non discutere con il partito se fosse o meno il caso di prendere parte al presidio? Da una parte si chiede ai consiglieri metropolitani di rinunciare alle deleghe dall’altra si segue la volontà di pochi singoli di partecipare ad una manifestazione con la Lega». Così la piazza “contro” si svuota: «Abbiamo voluto fare una manifestazione per dire “no” al cattivo governo - spiega Tommaso Ederoclite, presidente provinciale Pd, strappando la senatrice Valeria Valente dalle braccia della Lega di Gianluca Cantalamessa - eravamo disponibili a farla con le forze che avevano questo obiettivo ma ci sono paletti insuperabili. Il Pd non può essere stare in piazza con forze violente, antidemocratiche che non ripudiano il fascismo. Non insieme a Casapound, non possiamo fare altro che andarcene».

Casapound: «Invitati dall’organizzazione»


E si apre un piccolo giallo. «Siamo stati invitati dall’organizzatore - ovvero Muro di Cittadinanza Attiva, Brancaccio di Verità per Napoli, Cantalamessa della Lega o qualcuno del Pd? ndr - . E siamo qui senza simboli, come cittadini. Dovremmo provare a evitare le polemiche sterili se vogliamo proporre un’alternativa a de Magistris senza perdere il fascino della piazza unita» dice Emanuela Florino, esponente di punta di Casapound a Napoli. E ancora Giuseppe Savuto, volto noto alle cronache: «I napoletani sono stanchi di essere presi in giro da questa amministrazione, de Magistris pensa a cambiare nomi alle gallerie o a indire referendum sullo stadio, ma atti concreti per la città non ce ne sono e Casapound è coi cittadini nella volontà di cambiamento».

Ironia in piazza: una maxi ampolla di San Gennaro per «sciogliere il debito»

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De Magistris a Lega e Pd: «Compostaggio politico»


Infine una stoccata del sindaco a Pd e Lega insieme alla contro-manifestazione a poche centinaia di metri: «Si sono sempre detti contrari al debito ingiusto - ha sottolineato il sindaco - quindi hanno detto che avevamo ragione noi, ma che il sindaco si deve fare da parte. Invece questa battaglia la combatto in prima persona non per me ma per la Città. Non dobbiamo dividerci. Stiamo lavorando per unire un fronte democratico popolare ampio. In questa battaglia per i diritti della Città e dei suoi abitanti non ci saranno vincitori e vinti, ma ci sarà un solo vincitore: la Città. La nostra volontà è quella di unità in questa battaglia, che non è solo napoletana. Osserviamo di aver anche - nostro malgrado - compattato pezzi di PD, Lega Nord, Forza Nuova e Casa Pound. Dal debito odioso dell’emergenza rifiuti al compostaggio politico. C’è chi opera sempre per amore della propria terra e c’è chi opera animato da rancore ed odio». E l’assessore ai giovani e alla municipale - rimasta in questi giorni senza benzina, ndr - Alessandra Clemente: «Noi vogliamo più strumenti per fare meglio e diciamo no a questa spada di Damocle, a queste catene sulla città».

Cinque Stelle aggiustano il tiro

Non c’è solo il Comune di Napoli in difficoltà e, benché non corra buon sangue tra il capogruppo pentastellato in Consiglio comunale Matteo Brambilla e il sindaco de Magistris, dal Movimento Cinque stelle arrivano segnali di distensione. «Noi del Movimento 5 Stelle stiamo coi sindaci di Italia, non guardiamo al colore politico ma a realizzare obiettivi concreti quali il benessere e la qualità della vita dei cittadini» dice in una nota Paola Nugnes, senatrice M5s: «Dobbiamo ammettere d’avere affrontato anni, al di là delle buone e cattive amministrazioni, dal 2011 al 2015, in cui lo Stato ha tolto risorse ai comuni, complessivamente 9 miliardi drenati dagli scalini più bassi delle istituzioni. Anni di austerity, di leggi sempre più stringenti che non hanno aiutato gli enti locali, spesso anche colpevoli di cattiva gestione o programmazione o inadeguati al compito, ma stretti da evidenti difficoltà a riscuotere i propri crediti anche a causa della crisi persistente da decenni» aggiunge Nugnes. «Noi vogliamo guardare alle necessità dei cittadini affinché siano garantiti i servizi e i diritti costituzionali all'istruzione, alla sanità ad una vita dignitosa ai “beni comuni”. Tutto ciò non può essere tradotto in mere questioni di contabilità pubblica. Riconosciamo il ruolo centrale del Comune come ente più vicino alla gente. Rimettere in piedi i Comuni in dissesto deve essere preoccupazione e cura anche dello Stato».

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14 aprile 2018 2018 ( modifica il 19 aprile 2018 2018 | 09:25)