Presunti favori alla mafia, scontro tra periti sulla frase che chiama in causa Berlusconi

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La conversazione avvenuta in carcere tra il boss Giuseppe Graviano e il detenuto Umberto Adinolfi è stata riascoltata in aula: ma l’audio è confuso

È scontro tra il consulente della difesa di Marcello Dell’Utri e i consulenti della Procura e dei Pm sulle intercettazioni delle conversazioni tra il boss Giuseppe Graviano e il detenuto Umberto Adinolfi ascoltate dalle microspie in carcere, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. Esperti interpellati dal legale di Dell’Utri, sotto processo per la trattativa, hanno riascoltato le conversazioni captate in carcere e smentiscono che Graviano abbia mai pronunciato la parola «Berlusca». Si tratta di un passaggio chiave di uno dei dialoghi intercettati in cui, secondo l’accusa che ha depositato le conversazioni audio e le trascrizioni, il capomafia parla di presunti favori fatti da Silvio Berlusconi a Cosa nostra, che la mafia avrebbe ricambiato con le stragi del ‘92 e del ‘93. Per il consulente di Dell’Utri, che verrà sentito oggi al processo sulla trattativa, Graviano non avrebbe detto «Berlusca» ma «bravissimo». L’esperto contesta anche la trascrizione di altri due dialoghi in cui, per la Procura, si parlerebbe di Berlusconi. In uno il nome dell’ex premier sarebbe incomprensibile, in un altro invece di «B» si sentirebbe «Mi». Un contrasto non da poco che coinvolge anche i tecnici nominati dalla corte d’assise che celebra il processo che, invece, concordano con quelli dell’accusa.

L’ascolto in aula

Per dirimere la controversia, nell’udienza di oggi i giudici hanno deciso di riascoltare in aula, davanti alla corte d’assise di Palermo, che celebra il processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, la conversazione del 10 aprile 2016 tra il boss Giuseppe Graviano e il codetenuto Umberto Adinolfi, intercettati durante l’ora d’aria in carcere. Il contrasto tra le interpretazioni resta, l’audio è molto confuso. La corte ascolterà di nuovo il nastro in camera di consiglio. Al termine dell’udienza di oggi, durante la quale sono stati ascoltati i consulenti audio di pm e difesa, i giudici hanno respinto la richiesta dei pm di risentire il mafioso messinese Rosario Cattafi. Il processo prosegue domani con l’esame di Graviano in videoconferenza che dovrebbe chiudere l’istruttoria dibattimentale. La procura dovrebbe cominciare la requisitoria a fine novembre.

19 ottobre 2017 2017 ( modifica il 19 ottobre 2017 2017 | 12:37)