Ritirata la scorta a Ignazio Cutrò, testimone di giustizia contro la mafia

diAlan David Scifo

Secondo il ministero dell’Interno non sarebbe più a rischio. Ma l’imprenditore : «Solo due mesi fa intercettato un boss che parlava di me»

“Alla richiesta di pizzo era meglio non denunciare”. È sconfortato e deluso Ignazio Cutrò, il testimone di giustizia che da quest’oggi non avrà più la scorta e la protezione a casa per la decisione dell’Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale, del Ministero dell’Interno e del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, che fa capo alla Prefettura di Agrigento, secondo i quali l’imprenditore edile non sarebbe più a rischio. “Secondo loro non sono più in pericolo – spiega il presidente dell’associazione nazionale testimoni di giustizia - Eppure appena due mesi fa un boss è stato intercettato mentre parlava di me e delle rotture di scatole che ho provocato alla mafia locale. Da domani io sarò con una normale autovettura senza vetri blindati, della quale a questo punto potrei probabilmente fare a meno. Tuttavia, alcune settimane fa sono stati scarcerati i soggetti che ho fatto condannare con le mie testimonianze. La mia famiglia, invece, non avrà più alcun tipo di protezione”.

Le intercettazioni

Oggi sono state smontate anche le telecamere della casa di Bivona dove l’imprenditore edile, protagonista di mille battaglie per i diritti di coloro che denunciano il pizzo, vive con la sua famiglia: una moglie e due figli. Cutrò ha ricevuto la notizia direttamente dal prefetto di Agrigento, Dario Caputo, per una decisione che lo ha colto di sorpresa arrivata dopo le rassicurazioni arrivate nei mesi scorsi, in seguito disattese. Il suo nome infatti è uscito fuori nelle intercettazioni relative all’inchiesta “Montagna” che ha sgominato la mafia dell’entroterra siciliano: “Che messaggio vuole mandare lo Stato con questa decisione? – si chiede Cutrò - Il Comitato, ancor prima di me, conosceva il contenuto di quelle intercettazioni. Negli atti giudiziari si mettere nero su bianco che ad essere intercettato è “un soggetto ritenuto a capo della famiglia di San Biagio Platani, che - conversando con un allevatore del posto - parlava di Ignazio Cutrò e spiegava come il boss di Bivona si sia trovato al centro di questioni giudiziarie per colpa del testimone di giustizia”. Se negli anni dopo la sua denuncia, l’imprenditore edile, che ha dovuto in seguito chiudere la sua ditta, ha fatto mille battaglie per far valere la posizione dei testimoni di giustizia, questa volta è rassegnato e non vuole combattere ancora una volta contro una decisione che ritiene ingiusta: “Lo stato mi ha tradito – aggiunge – non so più cosa aspettarmi adesso, sono stato lasciato da solo nel momento più delicato della mia storia”.

10 aprile 2018 2018 ( modifica il 10 aprile 2018 2018 | 13:04)