Mezzogiorno, 23 gennaio 2018 - 08:40

Mafia, la Cassazione annulla l’assoluzione al senatore D’Alì

La Corte d’Appello di Palermo dichiarò assolto l’esponente di Forza Italia accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di aver avuto rapporti con Messina Denaro

di Redazione online

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La corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza della Corte d’appello di Palermo che, a settembre del 2016, dichiarò assolto il senatore di Fi Antonio D’Alì dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per le contestazioni successive al 1994 e prescritti i reati a lui imputati nel periodo antecedente a quella data. L’appello aveva deciso conformemente al gup in primo grado. D’Alì era accusato di avere «contribuito al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, mettendo a disposizione dei boss le proprie risorse economiche, e, successivamente, il proprio ruolo istituzionale di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato». Per i pm, il senatore trapanese avrebbe avuto rapporti con le cosche e con esponenti di spicco dell’organizzazione come il superlatitante Matteo Messina Denaro, Vincenzo Virga e Francesco Pace, fin dai primi anni ‘90, e avrebbe cercato l’appoggio elettorale delle «famiglie».

La gestione degli appalti

Il politico avrebbe poi svolto un ruolo fondamentale nella gestione degli appalti per importanti opere pubbliche, dal porto di Castellammare del Golfo agli interventi per l’America’s Cup. Dei presunti collegamenti di D’Alì con le cosche hanno parlato vari pentiti tra cui Antonino Giuffré, Antonio Sinacori, Francesco Campanella e da ultimo don Ninni Treppiedi e Antonino Birrittella, ritenuti attendibili dai giudici d’appello. A maggio scorso, dopo il deposito delle motivazioni della sentenza di secondo grado, la Dda di Palermo chiese per lui la misura di prevenzione del soggiorno obbligato ritenendolo «un soggetto socialmente pericoloso». Il procedimento di prevenzione è ancora in corso. Fu lo stesso politico ad annunciare la richiesta dei magistrati e contestualmente la sua decisione di ritirarsi dalla campagna elettorale che lo vedeva impegnato nella corsa a sindaco di Trapani.

I legali

«Ci troviamo di fronte ad un rinvio finalizzato a sollecitare la Corte di appello di Palermo a decidere nuovamente se ascoltare o meno testimoni in larga parte già escussi ed a meglio motivarne l’eventuale rigetto. Testimoni che, ove ammessi, nulla comunque potranno aggiungere a fatti già esaminati nei dieci lunghi anni di un processo abbreviato». Per gli avvocati Gino Bosco e Stefano Pellegrino, legali del senatore Antonio d’Alì, questo provvedimento «porterà ad altre lunghe attese, ulteriori costi per la giustizia e per giungere alla fine al punto di partenza: l’ennesima assoluzione».

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