29 dicembre 2017 - 15:30

Il patriarca del Gruppo Alì: successione ai figli e nipoti

Grande distribuzione, festa per gli 86 anni di Francesco Canella Doveva fare il prete invece dal «casolino» ha fondato un impero

di Marco de’ Francesco

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Francesco Canella alla festa organizzata dall’azienda per lui
Francesco Canella alla festa organizzata dall’azienda per lui

PADOVA Per Francesco Canella, 86 anni compiuti giovedì, è l’ora di passare il testimone. Lo ha detto alla festa a sorpresa organizzata dall’azienda per lui, nella sala-riunioni del quartiere generale in via Olanda a Padova, del gruppo Alì, uno dei giganti veneti della grande distribuzione. «Così come siete stati buoni con me — ha affermato Canella riferendosi ai dipendenti — siatelo con chi prenderà il mio posto, figli e nipoti». Il presidente e fondatore di «Alì», catena di supermercati con 111 punti-vendita tra Veneto ed Emilia Romagna e 3.500 dipendenti, lascia il timone alla discendenza, per esempio al responsabile finanziario Marco Canella? Forse no. «Lo dice spesso che molla» bisbigliavano i dipendenti. E invece ogni mattina è in azienda e tiene tutto sotto controllo. Questo è l’uomo.

La vita

«La mia fortuna — ha affermato il presidente e fondatore — è quella di essere nato povero». E quindi affamato di vita e di successi. E con una certa voglia di rischiare. Per un Canella, sono cose che un nato-ricco non potrebbe mai capire. La storia è quella del «casolino» che si trasforma in un impero. Senza master in management alla Bocconi o in finanza ad Harvard, ma anzi con una quinta elementare ritagliata al lavoro dei campi. Perché Canella è nato nel 1931, terzo di sette figli di una famiglia di agricoltori. Era il Veneto povero, quello che lottava per mettere insieme anima e corpo, pranzo e cena. Era destinato a farsi prete, Canella, «come tutti i terzi figli delle famiglie contadine dell’epoca» ha chiarito. Poi le cose sono andate diversamente. A 17 anni, nel 1948, decise che era ora di affrontare il destino. Niente tonaca, ma un lavoro all’Onarmo (Opera nazionale per l’assistenza religiosa e morale degli operai), «uno spaccio dove c’erano tanti prodotti americani ben confezionati». Anni dopo rileva lo spaccio «e di lì è cominciata la crescita».

L’importanza della tranquillità

Sua moglie ha raccontato un aneddoto: «Quando Francesco si alza alla mattina, si fa tre volte il segno della croce, per la grande dedizione a Santa Rita. Un segno per la salute, uno perché il lavoro proceda bene e l’ultimo perché la moglie diventi più buona». Al di là dello scherzo, emergono robuste radici cristiane. Per un Canella, conta la tranquillità, «perché senza non si lavora bene». Concetto che vale per sé ma anche per gli altri. «Non sono mai stato d’accordo con la domenica lavorativa – ha affermato — Prima c’erano il mercoledì pomeriggio e la domenica, poi hanno tolto il mercoledì e ora la domenica. Non c’è spazio per la famiglia. La domenica si potrebbe fare solo mezza giornata. Ho le mani legate: se la concorrenza tiene sempre aperto, devi farlo anche tu».

La festa

Canella, comunque, guarda sempre avanti. «Stiamo pensando alla spesa via web, fra 15 giorni cominciamo, con piccole iniziative». Alla festa, c’erano il gallerista Carlo Silvestrin e l’artista padovano Alessio-B che ha presentato un’opera il cui soggetto è appunto Francesco Canella. «Per la Padova Marathon — ha spiegato l’artista — ho dipinto i grandi che a Padova hanno espresso il loro talento: Giotto, Galileo e Ruggero Pertile. Non poteva mancare Canella».

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