Veneto, 27 novembre 2017 - 12:43

La «cricca» della cocaina. Sei arrestati, in manette l’ex calciatore Camporese

La banda è stata sgominata dalla polizia: sono state eseguite 50 perquisizioni e sequestrati vari chilogrammi di droga

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L’ex calciatore di serie B Giuliano Camporese
L’ex calciatore di serie B Giuliano Camporese

VILLORBA C’è l’ex operaio che diventa imprenditore, rileva l’azienda di cucine per la quale lavorava e la trasforma in un deposito di droga. C’è l’ex calciatore di serie B che, appese le scarpette al chiodo, si trasforma in «distributore», e ci sono gli importatori di grosse quantità di stupefacente che, capito di essere nel mirino degli investigatori, spariscono dall’Italia. È l’identikit dell’organizzazione italo-albanese dedita allo spaccio di «polvere bianca» sgominata dagli uomini della squadra mobile di Treviso con un anno e mezzo di indagini, 50 perquisizioni e vari chilogrammi di cocaina sequestrata.

Gli arresti

Un’inchiesta certosina, durante la quali gli investigatori guidati dal dirigente Claudio Di Paola hanno pian piano collegato persone e luoghi, partendo da alcuni arresti per spaccio. È la fine del 2015 quando in manette finiscono alcuni pusher di basso e medio livello. Lavorando sui loro contatti la polizia ha ricostruito la rete di rifornimento, arrivando a sei persone per le quali il tribunale ha emesso un’ordinanza d’arresto. Tre gli arresti già eseguiti, quello del 47enne ex calciatore di serie B Giuliano Camporese di Vittorio Veneto. In carcere anche Ermir Kola 31 anni, e Clodjan Koka, 28, entrambi albanesi. Ricercati, invece, Selim Osmani, 50 anni, e i fratelli Florian e Shkelzen Babasi, di 26 e 36 anni.

Le indagini e l’operazione

Tra l’avvio dell’indagine e gli arresti, un valanga di pedinamenti, osservazioni e perquisizioni. Cinquanta quelle eseguite dagli investigatori trevigiani, coadiuvati dai colleghi delle squadre mobili di Brescia, Firenze, Macerata, Venezia, Bari e Brindisi. Ogni alloggio, base o contatto degli spacciatori è stato scandagliato. Secondo quanto accertato «i sei indagati, ciascuno col proprio ruolo – spiega Di Paola -, avevano la loro base operativa a Villorba e hanno gestito una rete di importazione e distribuzione di grandi quantitativi di cocaina in provincia di Treviso».

La banda

Uno dei capi sarebbe stato Selim Osmani, ex operaio con disponibilità economiche così ingenti da rilevare la Cama Cucine di Colle Umberto, nella quale lavorava. Ma per i dieci dipendenti in cassa integrazione era ben presto sfumata la speranza che l’ex collega rilanciasse l’azienda. Osmani, infatti, era finito in manette perché aveva trasformato il capannone in un deposito di droga. Il 50enne era stato arrestato non appena la polizia era arrivata alla fabbrica e, una volta tornato in libertà, ha fatto perdere le sue tracce. Come i fratelli Babasi, che nell’organizzazione avrebbero avuto ruolo di distributori. I due erano già stati arrestati nel 2014, perché nella loro casa di Pieve di Soligo era stato trovato oltre un chilogrammo di cocaina. Anche l’ex calciatore Camporese si sarebbe occupato della distribuzione all’ingrosso. Il 47enne, ex del Piacenza e allenatore del Giorgione di Castelfranco, sarebbe passato da consumatore a spacciatore, salendo via via nella scala gerarchica del gruppo. La banda avrebbe reinvestito nel mercato della droga anche il provento di furti, rapine, e sfruttamento della prostituzione gestite da altri accoliti. Nel corso dell’operazione sono stati arrestati anche Steven Trentin, trovato con 20 grammi di cocaina, e Artan Ginaj, identificato durante una perquisizione e risultato destinatario di un’ordinanza d’arresto per reati contro il patrimonio.

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