Veneto, 27 ottobre 2017 - 12:22

Un live tra «amici», il Principe fa pace con il pubblico e lo incanta

De Gregori in concerto a San Biagio di Callalta (Treviso). Un capolavoro per intensità e bellezza

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Ci si doveva aspettare un concerto diverso, per organico e scaletta. Ne è venuto fuori un concerto capolavoro per intensità e squisita bellezza. Francesco De Gregori giovedì sera alla Supersonic Music Arena di San Biagio di Callalta, nel trevigiano, ha portato una delle quattro date italiane di un “Tour 2017” che lo vedrà suonare in Europa e negli States.

I cambiamenti

La scelta di non avere, per la prima volta in carriera, un batterista al seguito, poteva sembrare strana se non azzardata, ma ha avuto il merito di spostare l’asse musicale sulla parola, sulle canzoni e sul canto, in un contesto intimo da club. E il Principe, durante un live, così bene non ha mai cantato, vivendo ogni parola con voce e corpo, rilassato e a suo agio come non accade spesso. Tanti i cambiamenti, a partire dal look: De Gregori lascia a casa gli occhiali scuri e il cappello, si taglia cortissima la barba. L’estetica non è fine a se stessa, sembra far pace, finalmente, con il suo pubblico, «come siete belli» dice più volte; è caduta quella distanza tra il cantautore e i fan, è un concerto tra amici, un live che fa felici tutti, sopra e giù dal palco. Un esempio? Su «Alice», proposta nei bis, De Gregori fa cantare il ritornello al pubblico: chi segue da decenni il cantautore romano, sa perfettamente come la cosa sia rara. Sul palco, vicinissimo alla platea, il Principe è affiancato dal «capobanda» Guido Guglielminetti, basso e contrabbasso, Carlo Gaudiello, piano e tastiere, Paolo Giovenchi, chitarre, e Alessandro Valle, pedal steel guitar e mandolino. Formazione quasi da crooner che esalta la voce del cantante, capace di non annoiare mai grazie ad arrangiamenti uniformi ma vari che spaziano dalle tre chitarre al solo piano.

La scaletta

La scaletta ha un doppio volto, brani che non sono (immeritatamente) stati successi e le grande hit. Tra le tante, della prima categoria «Il cuoco di Salò», «Due zingari», «Buenos Aires», «Cose», «I matti», dell’altra «La leva calcistica della classe ‘68», «Generale», «Buonanotte fiorellino», «Rimmel», «Alice», «La donna cannone». Il cantautore ha scelto di pescare le 21 canzoni della scaletta da 13 album diversi che raccontano la lunga storia in musica, da «Alice non lo sa» del 1973 fino all’ultimo disco di inediti, «Sulla strada» del 2012, e all’album di cover «De Gregori canta Bob Dylan - Amore e furto» (2015) di cui interpreta la «canzone più triste del mondo» «Non è buio ancora». In più due cover, due omaggi, uno all’amico Lucio Dalla con «4 marzo 1943», l’altro agli affetti, alla famiglia, con «Anema e core», con cui il cantautore saluta il pubblico, cantando in napoletano assieme alla moglie Alessandra Gobbi, «Chicca» come la chiama lui, presentandola come la «sua ragazza da tanti anni».

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